Dire stop al calcio giocato per tuffarsi nel mondo della musica. Così ha fatto Juan Antonio Ignacio, 27 anni, fantasista ex Brescia, Sampdoria, Parma e Feralpi Salò, un volto conosciuto nel nostro calcio, talento cristallino ma frenato nel corso del tempo da una lunga serie di infortuni che lo hanno bloccato impedendogli una carriera a livelli alti. L’attaccante, infatti, dopo l’ultima stagione sulle rive del Garda, ha deciso di ritornare definitivamente in patria, a Trelew, cittadina della Patagonia, oltre millecinquecento chilometri a sud di Buenos Aires. “Sono tornato da mia moglie e mio figlio, ma difficilmente dimenticherò l’Italia, un’esperienza che mi ha formato e allo stesso tempo dato tanto” ha raccontato.

Nonostante in passato si fosse ben espresso anche con club blasonati, non rientrava più nei piani della Feralpi Salò e così ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo. “Una volta tornato a casa, mi hanno persino chiesto di fermarmi a giocare qui – ha dichiarato l’ex trequartista blucerchiato cresciuto nel River Plate – ma io ho detto di no, in testa ora ho soltanto la musica”. Vuole proprio cambiare vita l’ormai ex punta argentina, che già prima di sfondare nel calcio, aveva all’attivo una rock band che si chiamava La Vieja Mimosa. “Nel nostro repertorio facevamo sia pezzi nostri che cover e io ho sempre suonato la chitarra” ha proseguito.

Piedi buoni, precisione ma un fisico piuttosto gracile ed esile al pari di una salute cagionevole. Quando ancora era un ragazzino, venne notato in un primo momento dall’Inter, ma fu il Brescia tuttavia dopo un periodo di prova a portarlo in Italia, quando giovanissimo debuttò nella sfortunata stagione in Serie A con Beppe Iachini allenatore. Per le rondinelle e per Ignacio non furono momenti facili, perché il trequartista ebbe poca possibilità di scendere in campo, tagliato fuori praticamente dall’esperienza di Alessandro Diamanti e dall’esuberanza di Panagiotis Kone, ai tempi pupillo di Gino Corioni. Successivamente la fugace apparizione alla Sampdoria, condita dai primi stop per problemi fisici.

L’inizio del declino morale e tecnico di un calciatore che ben presto si è ritrovato al Varese in Serie B, costretto continuamente a dare forfait per i guai muscolari e per l’inevitabile discontinuità nella quale era piombato. Rammaricato, ma con tanta voglia di rimettersi in gioco, l’argentino si era messo a disposizione per una nuova avventura, decidendo di ripartire dai campionati più bassi come la Lega Pro, così si era presentata sulla porta l’opportunità dei Leoni del Garda, ma ancora una volta la fortuna non è stata dalla sua sorte.

“A Salò avevo trovato una seconda casa e stavo bene, infortuni a parte. Ma a fine stagione dopo l’ultimo stop, nessuno si è più fatto sentire e io ho deciso di dire basta” ha commentato sconsolato. Il suo futuro, ridottosi così a un complicato rebus da risolvere, lo ha perciò condotto a scegliere una strada diversa, per una volta senza pallone tra le gambe. Svincolato e senza più chiamate da parte di procuratori ai quali dover rispondere si è ritrovato davanti a un bivio e date le condizioni precarie ha deciso di smettere. Oggi, tuttavia è un’altra storia e a Trelew, sull’agenda di Juan Antonio, per la prima volta c’è il nome di un gruppo musicale con diverse serate cerchiate sul calendario. “Ho ripreso da poco in mano la vecchia chitarra e sono pronto a strimpellarla sul palco. Voglio divertirmi così, lontano dal calcio, perché anche due accordi e un microfono bastano a essere felici”.

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