fca

La Fiat non si chiama più Fiat. La Chrysler non si chiama più Chrysler. Le hanno fuse e adesso c’è un gruppo automobilistico tra i maggiori nel mondo che si chiama Fca: Fiat Chrysler Automobiles. È successo il 29 gennaio 2014, tra poco saranno due anni. Ma la notizia non è arrivata nelle redazioni dei grandi giornali italiani, a quanto pare. Cosicché i loro lettori potrebbero non aver capito che il gruppo guidato da John Elkann e Sergio Marchionne è coinvolto come tutti gli altri giganti mondiali dell’auto nello scandalo detto diesel-gate. Se i lettori del Fatto hanno amici o parenti tra i lettori del Corriere della Sera, della Repubblica o della Stampa facciano un’opera buona, li informino. Perché ieri il Corriere titolava “Indagine su altri cinque marchi”, per poi specificare che trattasi di Bmw, Chrysler, Gm, Land Rover e Mercedes Benz.

Anche la Repubblica annuncia “Usa, indagini allargate”, ma tralascia di ricordare che quella Chrysler distrattamente nominata è quella meravigliosa azienda salvata da Marchionne per farne un orgoglio dell’industria italiana che si afferma all’estero. Naturalmente non si poteva aspettare maggior precisione giornalistica da parte della Stampa, che come gli altri mette nel mirino la Chrysler, senza ricordare che è un marchio della Fca, ex Fiat, padrona del giornale.

Per fortuna c’è Il Sole 24 Ore che nella foga di dare un’informazione economica completa inciampa nell’imperdonabile errore. Dopo aver accuratamente evitato la parola Fca in articoli e titoli, piazza lì la tabella della auto che saranno controllate anche in Italia. E gli scappa il nome di Fca che c’è dentro fino al collo. Anche perché l’elenco dei modelli non perdona: Panda, Punto, 500, Giulietta… Ah ecco. Come diceva Totò, questa faccia non mi è nuova.

Il Fatto Quotidiano, 4 ottobre 2015

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