Dopo lo scandalo che ha travolto Volkswagen, questa volta è Samsung a finire sotto accusa per possibili test truccati. Secondo uno studio dell’organismo indipendente ComplianTv, ripreso dal quotidiano britannico The Guardian, l’azienda coreana ha usato un escamotage molto simile a quello del gruppo automobilistico tedesco, utilizzando un software per ridurre i consumi energetici dei propri televisori durante i test ufficiali.

La ricerca della ComplianTv ha rivelato che la funzione Motion lighting installata nei televisori coreani “riduce la luminosità dello schermo e quindi il consumo di energia nelle condizioni di test della Commissione elettrotecnica internazionale che prevedono la riproduzione di sequenze rapide di vari materiali come programmi tv registrati, dvd e trasmissioni in diretta”. Ma il problema è che in condizioni reali, sottolinea il quotidiano inglese, “non ci sono riduzioni di consumi di energia”.

Un portavoce di Samsung, contattato dal Guardian, ha spiegato che “non c’è nessun paragone tra la funzione Motion lighting e i dispositivi di disattivazione delle emissioni del caso Volkswagen”. L’azienda coreana si è difesa con forza sottolineando che la funzione finita sotto accusa non è stata progettata per ingannare o manipolare i test sull’efficienza energetica. Il gruppo, inoltre, ha specificato che serve a ridurre la luminosità dello schermo in risposta a numerosi tipi di contenuti tv (film in rapidi movimenti o filmati più lenti) e quindi non soltanto durante i test.

Da un report effettuato a febbraio dall’organismo indipendente, che però non citava Samsung, emergevano “diversi comportamenti dei televisori che suggerivano la possibilità che gli apparecchi riconoscano una procedura di test e adattino di conseguenza il consumo di energia”.

La Commissione Europea, riferisce il Guardian, indagherà su ogni possibile violazione delle norme e si è impegnata a rafforzare le norme di efficienza energetica per bandire l’utilizzo dei cosiddetti “dispositivi di manipolazione” nei test per le tv o altri prodotti di consumo dopo che alcuni Stati membri hanno sollevato preoccupazioni simili.

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