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Le Internationale Spieltage (Giornate internazionali del gioco) di Essen, giunte alla 33° edizione (8-11 ottobre 2015), sono ancora indiscutibilmente la più importante manifestazione di giochi aperta al pubblico del mondo. 4 giorni, 160.000 visitatori, 800 espositori da più di 40 nazioni.
Tu vai lì e se sei un appassionato di giochi da tavolo (o di giochi in generale) non te ne vorresti più andare. Entri in uno stand, scegli un gioco, ti siedi al tavolo con i tuoi amici (o per terra se è tutto occupato) e ti metti a giocare. Poi ne scegli un altro, poi visiti un altro stand e avanti così fino a che non ce la fai più.
E naturalmente non ce la puoi fare a vedere tutto, solo quest’anno per esempio vengono presentate circa 1.000 novità. E poi ci sono eventi di tutti i tipi, tornei, premi, negozi, bancarelle dell’usato, asta degli scambi, incontri… e tutto funziona alla perfezione: se sei un giornalista, ricevi a casa l’invito e il pass per il parcheggio già due mesi prima.

Erano gli anni ’80 quando ci sono andato per la prima volta. E non ho incontrato nessun altro italiano, non solo tra gli espositori, ma nemmeno tra i visitatori. A quell’epoca in Italia non c’erano i “gamers”, gli appassionati di giochi da tavolo e come giochi da tavolo non ci si addentrava tanto oltre Monopoli e Risiko! Insomma la cultura del gioco era tutta da costruire.
Ebbene, sono rimasto folgorato. Vedere questi enormi padiglioni con decine di migliaia di persone intente a giocare ogni possibile tipo di gioco mi ha tolto il respiro, nulla di simile era nemmeno immaginabile in Italia. Ma i tempi sono cambiati, da quell’esperienza (e dal Festival des Jeux di Cannes) é nato il Festival Italiano dei Giochi, la prima vera grande kermesse ludica italiana: particolarmente memorabili le tre edizioni di Gradara (dal ’91 al ’93). Poi le manifestazioni di giochi si sono moltiplicate in tutta la penisola e oggi non c’è che l’imbarazzo della scelta. Andiamo dall’iper-affollata Lucca Games, dove però i giochi da tavolo sono una delle tantissime cose, alla più specializzata Play a Modena, costruita proprio attorno ai veri appassionati. Ma ripeto, quasi ogni weekend non c’è che l’imbarazzo della scelta di dove andare a giocare.

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Dicevamo di Essen. Oggi gli italiani arrivano in massa e devo dire che fanno bene. Decine e decine di espositori, migliaia di appassionati, avidi di novità. E per gli autori la possibilità di incontrare i redattori delle principali case editrici del mondo. Un’esperienza unica.

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E quest’anno per l’Italia c’è anche un’occasione speciale per festeggiare, perché a Essen vengono assegnati sia il Deutscher Spiele Preis 2015, il più importante premio di giochi al mondo basato sulle votazioni dei giocatori, che l’International Gamers Award e un gioco con autori italiani se l’è aggiudicati entrambi. È un risultato eccezionale perché mai nessun autore italiano aveva vinto il Deutscher Spiele Preis. Il capolavoro l’ha compiuto Auf den Spuren von Marco Polo di Daniele Tascini e Simone Luciani. Nel 2012 questo gioco si era aggiudicato il Premio Archimede (un concorso riservato a prototipi inediti) con il più semplice nome di Marco Polo; ora è edito da Hans im Glueck, forse la più prestigiosa ditta di giochi da tavolo in assoluto, e sta mietendo riconoscimenti in tutto il mondo.

Ciliegina sulla torta il 7° posto al Deutscher Spiele Preis di un altro gioco che proviene dalla gavetta del Premio Archimede: si tratta di Cacao di Phil Harding, ora edito da Abacus.

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