Pena ridotta in appello per il “dottor cannabis” Fabrizio Cinquini, 52 anni, il medico chirurgo di Forte dei Marmi condannato nel 2013 dal tribunale di Lucca a 6 anni, interdizione perpetua dai pubblici uffici e 30mila euro di multa, in base alla legge Fini-Giovanardi, che due mesi dopo fu dichiarata incostituzionale.

Cinquini coltivava cannabis e si era anche autodenunciato: lo faceva, sostiene da sempre, a scopo di ricerca e terapeutico, da quando ne aveva scoperto gli effetti benefici per via alimentare nel trattamento della sua epatite c, contratta nel 1997 durante un’operazione d’emergenza a bordo dell’ambulanza. Dopo quasi due anni dalla sentenza di primo grado, la Corte d’Appello di Firenze si è pronunciata: pena ridotta a 2 anni e 8 mesi e revoca dell’interdizione dai pubblici uffici per il medico che, nel frattempo, è divenuto un simbolo della lotta per la cannabis terapeutica, legale in Italia ma scoraggiata dai costi eccessivi dell’importazione dall’Olanda e da liste d’attesa troppo lunghe. Oltre a intervenire in convegni sul tema, non ultimo uno in consiglio regionale nel febbraio 2014 a fianco del senatore Pd Luigi Manconi, Cinquini sta scrivendo un libro sull’argomento.

Perché la pena è stata ridotta? Lo spiega a ilfattoquotidiano.it il suo legale, l’avvocato Carlo Alberto Zaina. “La legge è stata dichiarata incostituzionale, perciò ci aspettavamo, comunque, una riduzione abbastanza congrua, nonostante si trattasse pur sempre di un quantitativo di piante rilevante (circa 300), oltre a un quantitativo di 14 chili lordi di sostanza, con principio attivo complessivo di circa 900 grammi. Non sappiamo ancora – dice – il percorso ideativo che ha fatto la Corte. E’ possibile che siano stati debitamente considerati i fini terapeutici della coltivazione e la personalità positiva del Cinquini – continua Zaina – Passeranno 60 giorni prima che siano rese note le motivazioni della sentenza. Da quel momento, abbiamo 45 giorni per presentare il ricorso in Cassazione, se riterremo, alla luce della sentenza, se ci sarà lo spazio per farlo. E’ evidente che fin da adesso chiederò la revoca della misura cautelare, l’obbligo di dimora nel comune di Forte dei Marmi cui è sottoposto da quasi due anni. Speriamo che il dottore possa tornare a piede libero a giorni. E’ importante che sia stata revocata anche l’interdizione perpetua, che si dà quando la pena supera i 5 anni”.

Insomma, per Cinquini al momento niente carcere, almeno fino alla sentenza definitiva. Alla pena dei 2 anni e 8 mesi, andrà sottratto il tempo che ha già passato agli arresti domiciliari e i 5 mesi spesi dietro le sbarre, prima a Lucca, dove fece uno sciopero della fame per protestare contro le condizioni della struttura, poi nell’ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino, dove fu certificato sano di mente, quindi a Massa. Non valgono invece, a titolo di esecuzione della pena, i 22 mesi trascorsi con obbligo di dimora, che è considerata una misura cautelare e non una pena. Cinquini non ha mai smesso di coltivare la canapa: a luglio era stato sorpreso dai carabinieri mentre innaffiava 16 vasi non lontano dalla casa di Forte dei Marmi.

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