Un “collaudato sistema di corruzione“. Nel quale “venivano date mazzette corrispondenti al 5% dell’importo dei lavori”. E’ quanto scoperto dai magistrati di Firenze con l’inchiesta “Strade d’oro” che ha travolto i vertici dell’Anas Toscana, l’azienda che gestisce la rete stradale. Ventiquattro persone sono state iscritte nel registro degli indagati. Tra questi pubblici ufficiali della società, imprenditori e professionisti. L’accusa, a vario titolo, è quella di corruzione. Agli arresti domiciliari sono finiti il capo di compartimento Anas Toscana, Antonio Mazzeo, il capo servizio amministrativo Roberto Troccoli, un funzionario Nicola Cenci, e l’imprenditore Francesco Mele che al telefono diceva: “Tutti sono corrotti e corruttibili”.

E al centro dell’inchiesta c’è proprio Mele. Secondo gli investigatori, corrompeva i responsabili toscani di Anas anche con “costosi pranzi e cene“, con biglietti per gare motociclistiche e con l’assunzione della moglie di uno di loro. “Fra pranzi e cene, alberghi, viaggi – dice l’imprenditore al telefono – spenderò un centinaio, 200 mila euro all’anno…”. “La corruzione si allarga”, gli dice un interlocutore al telefono, e lui risponde: “L’hai capita”.

L’aggiudicazione degli appalti finiti nel mirino dei magistrati fiorentini avveniva “sfruttando, nella maggior parte dei casi, lo stato di emergenza e di necessità causato da calamità naturali”, ha spiegato il procuratore Giuseppe Creazzo, durante la conferenza stampa. Questi gli appalti su cui si indaga: uno da 200 mila euro, “di somma urgenza“, per opere sulla strada Tosco-Romagnola; uno in provincia di Prato, per un importo a base asta di 3.258.622 euro; e uno in provincia di Massa Carrara, per la manutenzione straordinaria di una strada, importo del lavoro a base asta di 499.900 euro. Secondo quanto ricostruito, Francesco Mele “agiva, per sua stessa ammissione, fornendo il pacchetto completo – ha detto Creazzo – Faceva pure i sopralluoghi. Negli uffici dell’Anas era di casa: arrivava a predisporre anche le documentazioni, bando e altro”.

Mele avrebbe avuto mire anche in Albania. “In Albania – gli dice la fidanzata, riportandogli quando raccontatole dalla sorella – si può vedere il primo ministro, però ha detto che ci vuole una bella bustarella” per “questo personaggio che conosce il tipo che prende la bustarella“. Riguardo le sue mire in Asia, Mele parla anche di una cena con un onorevole, che gli investigatori identificano in Paolo Bartolozzi, presidente della commissione Ue-Kazakhistan. Dagli atti non emerge che l’incontro abbia avuto seguito. Gli investigatori annotano poi come, commentando i controlli disposti sugli appalti, Mele dica che “non hanno fatto altro che aumentare i costi di produzione, perché la corruzione è rimasta, anzi è aumentata perché se c’è il controllo del terzo, deve mangià”.

Creazzo ha parlato di un “sistema che ha comportato danni per la collettività per molte decine di migliaia di euro”. E ha sottolineato che “le intercettazioni sono uno strumento indispensabile. Chi non vuole scoprire reati di mafia o corruzione in Italia deve togliere le intercettazioni”. “Massima fiducia” nella procura di Firenze è stata espressa da Anas che, in attesa dell’esito delle indagini, “avvierà un audit interno su dirigenti e funzionari coinvolti” nell’inchiesta.

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