Una vittoria facile per ripartire, non per scacciare tutti i dubbi di quest’inizio stagione. La Roma batte 5-1 il Carpi all’Olimpico, grazie alle reti di Manolas, Pjanic, Gervinho, Salah, Digne. Ma la goleada rispecchia solo la differenza abissale fra una squadra costruita per lo scudetto e un’altra probabilmente non attrezzata per la Serie A. Per il resto evidenzia soprattutto limiti: quelli macroscopici degli ospiti, che regalano gol a manciate. Anche quelli della formazione di Garcia, che parte male e rischia nelle occasioni (poche) in cui il Carpi riesce a saggiarne la reale consistenza.

Succede tutto e di tutto nel primo tempo, che il tecnico francese affronta con Totti ancora in panchina e rilanciando a sorpresa (ma fino a un certo punto) Gervinho. Cambiano gli uomini rispetto alla sconfitta di Genova con la Samp, restano almeno in avvio gli stessi problemi, che assomigliano a quelli dello scorso anno. Giropalla lento, la squadra bloccata psicologicamente sembra soffrire l’Olimpico, che ci mette poco a spazientirsi e mugugnare. L’unico capace di accendere la luce è Salah, con le sue serpentine. Ma Dzeko è ancora un corpo estraneo agli schemi di Garcia e a peggiorare la situazione c’è anche l’infortunio di Keita (esordio per Vainqueur). Così non c’è da stupirsi che la prima occasione sia del Carpi: una grande azione dell’ex Borriello, con più di qualcosa da dimostrare ad una piazza che forse l’ha scaricato troppo presto. Ma sulla finta e controfinta dell’attaccante (con tanto di giocata con la suola) tutti i difensori giallorossi fanno la figura dei birilli: l’unica opposizione, provvidenziale, è di De Sanctis. Campanello d’allarme, soprattutto per l’atteggiamento collettivo.

Fortuna di Garcia, un episodio e una prodezza indirizzano la gara. Tiro sporco di Digne sugli sviluppi di un angolo al 23′, la linea emiliana si alza male e lascia solo Manolas che corregge per l’1-0. Passano quattro minuti e Pjanic pennella un’altra punizione come quella che aveva piegato la Juventus nel big match d’inizio stagione. L’uno-due è micidiale per il piccolo Carpi, che come contro il Napoli era venuto a Roma per difendere lo 0-0: gli ospiti sbandano e incassano anche il terzo, tap-in di Gervinho e colpo del ko definitivo.

Non inganni il punteggio, determinato molto più dai limiti del Carpi che dai meriti della Roma. Tutte e tre le reti sono frutto di errori marchiani: il fuorigioco sbagliato, la rovinosa palla persa di Cofie sulla trequarti, le incertezze di Brkic. I padroni di casa sono tutt’altro che irreprensibili. E infatti non soltanto incassano subito il 3-1 (ovviamente da Borriello), ma soprattutto concedono un ingenuo contropiede che avrebbe potuto riaprire incredibilmente la gara. Se non succede, ancora una volta è per demerito degli avversari, nello specifico di Matos che sbaglia l’ultimo passaggio.

Nella ripresa Castori tenta il tutto per tutto inserendo Di Gaudio per Romagnoli, come unico risultato incassa l’immediato 4-1. Dall’altra parte c’è Totti al posto di Dzeko. Ma sul contropiede che porta al gol di Salah, il capitano rimedia anche un infortunio che lo costringe ad uscire. La partita non ha più nulla da dire e scorre per azioni salienti: i due terzini Maicon e Digne confezionano il gol del 5-1, Gervinho coglie un altro palo, De Sanctis para un rigore a Matos. Nonostante la vittoria larghissima, il match non lascia sensazioni solo positive in casa giallorossa, oltre agli acciacchi di Dzeko e agli infortuni da valutare di Keita e Totti. Martedì si va a Borisov per la Champions League: altra Cenerentola, altro impegno comodo sulla carta. Ma il Bate, con tutto il rispetto, non è il Carpi. E questa Roma farà meglio a stare in guardia.

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