In Italia la ricerca è ancora sottovalutata. E il ricercatore troppo poco sfruttato rispetto al reale contributo che potrebbe dare alla società. Non soltanto perché il nostro Paese è tra gli ultimi in Europa per investimenti nel settore in rapporto al Pil: solo l’1,26 per cento contro il 3,28 della Svezia, il 3,08 della Danimarca, il 2,85 della Germania e il 2,23 della Francia, per esempio. Anche Oltreoceano facciamo una magrissima figura. La spesa degli Stati Uniti, tanto per dire, rappresenta il 2,73 per cento del Pil. Quella del Giappone il 3,47 e quella di Israele il 4,21.

Al disinteresse della politica, si somma quello delle aziende. “I ricercatori danno un contributo straordinario al progresso ma i nostri imprenditori non l’hanno ancora capito bene – commenta Donatella Sciuto, vicerettore del Politecnico di Milano – Tra la gente non è chiaro cosa faccia un ricercatore e perché lo faccia. E poi i media si focalizzano solo sulla ricerca medica, ma tutti gli ambiti sono coinvolti, dall’arte alle scienze sociali, architettura, ingegneria”. E allora Meet me tonight, la notte dei ricercatori in programma il 25 e il 26 settembre a Milano e in altre 300 città europee, serve a fare uscire dall’invisibilità i dottori di ricerca. Che nel Belpaese, secondo gli ultimi dati Istat, sono oltre 110mila. Ma anche “ad avvicinare i giovani alla ricerca, perché c’è ignoranza e paura per questo mestiere e non è più accettabile” sottolinea Sciuto.

L’iniziativa, lanciata dieci anni fa dalla Commissione europea (ma nel capoluogo lombardo esiste dal 2012), è promossa da Politecnico di Milano, Università degli Studi di Milano, Università Bicocca, Museo nazionale della scienza e della tecnologia “Leonardo da Vinci” e il Comune. Le due location scelte per l’evento sono i giardini “Indro Montanelli” (venerdì e sabato dalle ore 11 alle 22), con 112 laboratori interattivi, 14 talk sui temi dell’attualità scientifica e cinque conferenze sul cosmo al planetario “Ulrico Hoepli”, e il museo “Leonardo da Vinci” (dalle 18 alle 24 di venerdì), dove sono in programma trenta incontri con 70 ricercatori e un’altra ventina di laboratori a cui tutti possono partecipare.

Come in ogni edizione le scuole sono le interlocutrici imprescindibili. Decine di studenti visiteranno gli stand, si cimenteranno in esperimenti e giocheranno a fare i piccoli scienziati. I temi proposti sono tanti e ce n’è per tutti gli interessi. Dalla genetica alla scoperta della “serra social”, all’energia e all’ambiente con il mestiere dei “cacciatori di particelle”, ai progetti sul clima, il fitness, l’arte, un focus sull’attività del nostro intestino, simulazioni di un terremoto, la matematica applicata in cucina, e l’antropologia al servizio del metodo investigativo.

Il programma è online su meetmetonight.it. In Lombardia la notte dei ricercatori è stata organizzata nelle stesse date anche a Brescia, Como, Edolo, Pavia e Varese. E in tante altre città italiane (l’elenco completo è sul sito web nottedeiricercatori.it). “Gli imprenditori possono dare più spazio alla ricerca, altrimenti i nostri cervelli fuggono all’estero. Pensiamo a quanti contribuiti potrebbero dare all’industria dell’automobile per esempio o ai servizi sociali – ricorda il vicerettore -. I ricercatori aprono le porte al futuro. Per questo serve investire soldi e puntare sui benefici nel medio e lungo termine non nell’immediato, che con poco sforzo e subito non si ottengono risultati.”. Ci vuole un cambio di mentalità e l’Italia è già in ritardo.

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