L’inviato de La Gabbia (La7), Nello Trocchia, si occupa del controverso manifesto apparso a Giarre, in provincia di Catania, in omaggio al battesimo di un bimbo, Antonio Rapisarda. Sul poster, che annunciava l’evento in Chiesa e il ricevimento in una villa lussuosa, campeggiava la discussa scritta “Questa creatura meravigliosa è… cosa nostra!”, immagini di noti cantanti neomelodici della tv commerciale una foto del bambino stesso con la coppola bianca. La Questura ha poi disposto la rimozione dei manifesti, ma solo dopo il clamore mediatico scatenato dalla foto. Il giornalista intervista il padre del piccolo, Francesco Rapisarda, detto Ciccio Ninfa e ritenuto vicino al clan Laudani. “Io ho solo copiato uno slogan di altri manifesti” – spiega l’uomo, già condannato per traffico di stupefacenti – “e non c’è stato nessun commento su quelli. Simbologia mafiosa? E’ una cosa che vogliono strumentalizzare i mass media. La mafia? Esiste, ma non mi riguarda. E’ un’etichetta che ci vogliono mettere addosso. Con quel manifesto non volevo offendere le istituzioni, né la Chiesa. E’ stato un gesto goliardico e male interpretato“. E aggiunge: “In carcere ho seguito un percorso rieducativo, ho preso anche due lauree. Io non prendo le distanze da nessuno, perché a me hanno fatto un clamore mediatico per niente”
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