Mentre il settore auto è nella bufera per il caso Volkswagen, Fiat Chrysler conferma che Ferrari sarà quotata sulla borsa di New York nella seconda metà di ottobre. E dalle comunicazioni all’autorità statunitense che vigila sui mercati finanziari (la Sec) riportate per primo da Il Sole 24 Ore, emerge che il Cavallino rampante dopo l’approdo sul listino sarà gravato da 1,96 miliardi di debiti. Questo per effetto di una serie di transazione con la casa madre guidata da Sergio Marchionne, che in pratica all’atto della separazione scaricherà sulla casa di Maranello parte della propria esposizione.

In particolare Ferrari, la cui sede legale sarà trasferita in Olanda, emetterà un prestito obbligazionario da 2,5 miliardi di euro che sarà ripagato in parte usando la sua ricca cassa e in parte con mezzi di terzi. Cioè, appunto, a debito. Ne deriverà una esposizione lorda pari a 1,8 miliardi, a cui vanno sommate altre passività finanziarie per 165 milioni. Il risultato, sempre stando alle proiezioni contenute nel filing inviato alla Sec, sarà che le Rosse pagheranno in un semestre 20 milioni in più interessi. L’utile lordo pro forma del primo semestre ne esce ridimensionato da 212 a 191 milioni di euro, mentre il risultato netto scende da 140 a 126 milioni.

Nel frattempo al gruppo di banche che cureranno lo sbarco a Wall Street si sono aggiunte Mediobanca, Allen & company, Bnp Paribas e Jp Morgan. I joint bookrunner saranno, come comunicato a luglio, Ubs, Merrill Lynch e Banco Santander.

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