Pagavano un ragazzino di 16 anni in cambio di prestazioni sessuali. Questa l’accusa con cui sono state arrestate a Roma quattro persone, tra cui un assistente capo della Polizia, un dipendente dell’Istituto superiore di sanità, un dipendente dell’Eni e un uomo impegnato nella protezione civile. L’imputazione è prostituzione minorile e al momento tutti gli accusati sono agli arresti domiciliari.

La vittima proveniva da una famiglia disagiata, si prostituiva da due anni e nel tempo la sua attività era diventata a tempo pieno: aveva dei clienti fissi che incontrava in alberghi, in macchina e anche in appartamento e guadagnava 700-800 euro al giorno. Il primo contatto di solito avveniva tramite chat mentre i soldi gli venivano versati su una poste-pay.

Secondo gli inquirenti, i clienti erano coscienti dell’eta del ragazzo. Molti elementi proverebbero questo fatto: gli incontri avvenivano in alberghi in cui non erano richiesti i documenti, l’adolescente non poteva fare tardi la sera per non preoccupare il padre e usava solo i mezzi pubblici non avendo la patente. Inoltre il suo aspetto fisico non poteva non insospettire. Le indagini condotte dalla IV Sezione della Squadra Mobile sono partite grazie a una denuncia del suo assistente sociale. E’ probabile che nell’inchiesta sia finiti solo i clienti fissi, gli unici ad essere stati riconosciuti in fotografia dalla vittima; molti altri infatti avevano avuto un unico rapporto con il minore.

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