Auckland, Nuova Zelanda. Al 279 di Queen Street può capitare di scorgere una fila di persone che circondano l’edificio. Anche in pieno inverno e per dieci ore al giorno. Tutte aspettano di assaggiare un gelato artigianale, quello di ‘Giapo’, biologico e innovativo. A prepararlo con prodotti locali è però uno chef e imprenditore italiano. Giampaolo Grazioli, 36 anni, partito dalla provincia di Napoli con un’intuizione vincente è ormai riconosciuto dall’altra parte del mondo come colui che ha cambiato il modo di concepire il gelato. Dopo varie peripezie ha messo in piedi il business dei suoi sogni e lo ha fatto “lontano dalle leggi e leggine italiane”. La sua fuga è diventata anno dopo anno una scelta consapevole. E oggi, che a tornare in Italia non ci pensa proprio, dalle sue parole traspare un orgoglio di lavorare e di vivere in Nuova Zelanda difficilmente riscontrabile nel Belpaese.

Giampaolo è titolare di Giapo Ice Cream & Research Kitchen, da 5 anni Eating Place numero uno ad Auckland su Trip Advisor. La storia di ‘Giapo’ inizia in un laboratorio di pasticceria di Torre del Greco, continua a Londra per una specializzazione in Trasporto marittimo e termina, almeno per ora, in una delle gelaterie più famose di tutta la Nuova Zelanda. Il ritorno in patria non è nei programmi. “Ricevo almeno un paio di e-mail a settimana con proposte per aprire gelaterie in Italia e anche in altre parti del mondo: al momento non ci penso. Non ho mai voluto essere quello che ha tanti negozi, voglio essere il più bravo di tutti. Oggi il mio obiettivo è portare il mondo qui, dove sto crescendo i miei figli. La Nuova Zelanda è casa mia. Mi sento orgoglioso di vivere alla fine del mondo”.

“Non ho mai voluto essere quello che ha tanti negozi, voglio essere il più bravo di tutti. Oggi il mio obiettivo è portare il mondo qui, dove sto crescendo i miei figli”

Non è stato facile. Ad aiutarlo l’entusiasmo, una determinazione non comune e la moglie, Annarosa Petrucci, che gli è stata sempre accanto. Conosciuta tra i banchi di scuola, è insieme a lei che Giampaolo ha iniziato la sua avventura dieci anni fa. Oggi Annarosa è la manager di ‘Giapo’ e la mamma dei suoi due figli. Lui crea in cucina, lei organizza e fa in modo che i conti quadrino.

Insieme volevano aprire un ristorante. “Il locale si trasformò presto in una pasticceria – spiega Giampaolo – ma la chiudemmo dopo tre mesi per aprire una gelateria. Ho dovuto più volte aggiustare il tiro, ma non ho mai mollato. E a volte sono stato anche un po’ imprudente. Eppure in Nuova Zelanda ho potuto farlo. Qui ho avuto la possibilità di fare tentativi e capire quale fosse la mia strada e qui voglio che i miei figli abbiano la stessa possibilità. In Italia è tutto più complicato. Tra leggi e leggine, nulla è un diritto. Non c’è proprio la concezione di aiutare chi vuole intraprendere un business, troppe carte e nessun sostegno”.

“In Italia non c’è proprio la concezione di aiutare chi vuole intraprendere un business, troppe carte e nessun sostegno”

I primi passi sono stati mossi in un laboratorio di pasticceria. “Già allora avevo intuito che quella era la mia strada – racconta Grazioli – ma dopo quel lavoro e la laurea in Economia all’università Parthenope di Napoli, sono partito alla volta di Londra dove mi sono specializzato in trasporto marittimo”. Quello che sembrava un cambio di rotta, non lo era affatto. Quell’esperienza gli ha permesso di imparare meglio l’inglese, cosa che gli sarebbe servita in futuro. Poi il passaggio in Sicilia. “Ho lavorato alla marina di Villa Igiea, il porto di Palermo dedicato al turismo nautico. Ed è qui che mi si sono aperti gli occhi. Il gelato è per i siciliani quello che la sfogliatella è per noi napoletani. Ma quando nel 2004 sono andato in vacanza in Nuova Zelanda, ho avuto un’altra intuizione. Qui poteva realizzarsi il mio sogno. Mi sono fermato e mi sono laureato in Scienze dell’alimentazione, Microbiologia del cibo e Chimica degli alimenti’. Con una laurea in Farmacia con 110 e lode, Annarosa si trasferì in Nuova Zelanda, insegnando farmacologia all’Università mentre il marito progettava ‘Giapo’.

Qui la parola d’ordine è innovazione: gelati serviti caldi, con prodotti biologici e ora potrebbe presto arrivare quello preparato con yogurt geneticamente modificato. Giampaolo non si ferma un attimo. Basta pensare che per migliorare le sue creazioni sta frequentando un corso di arte, sculture e disegni e che si iscriverà alla Facoltà di Fisica “per capirne un po’ di più” e prendere la quarta laurea. Nel frattempo partecipa a conferenze e meeting di settore in quanto esperto e qualche anno fa si è anche cimentato come show man. La gelateria ‘Giapo’, infatti, è stata set per una serie di interviste ironiche a personaggi famosi. Nel frattempo inventa spesso nuovi gelati. Esteticamente sono curatissimi, grazie ad un attento lavoro in laboratorio. Per il 90% sono preparati con prodotti biologici, dal latte, allo zucchero, fino alle uova e alla frutta locale. “Lavoro con quello che mi dà la stagione – spiega – e il menù è basato sulla cultura gastronomica della Nuova Zelanda. Mi piace creare contrasti, superare i limiti. Il gelato è stato lo stesso per 60 anni, noi gli stiamo dando una nuova veste”.

“Il menù è basato sulla cultura gastronomica della Nuova Zelanda. Mi piace creare contrasti, superare i limiti. Il gelato è stato lo stesso per 60 anni, noi gli stiamo dando una nuova veste”

Giampaolo dà i nomi alle sue creazioni: così sono nati il Jellytip, il cono Chocolate Lego, l’Afghan o il gelato Banksy, per fare qualche esempio. Se ne trovano diversi anche sul suo sito. “Ora sto sperimentando uno yogurt modificato geneticamente. Con l’aiuto della luce ultravioletta ne modifichiamo il dna e lo rendiamo più soffice”. A casa di Giapo sulle pareti ci sono le foto dei suoi figli e delle sue creazioni. Una passione che si è tradotta in business. Così in pieno inverno capita che ci sia da fare un’ora di fila per assaggiare un gelato. I prodotti sono locali, ma l’idea e le capacità sono tutte made in Italy. Il made in Italy volato via, alla fine del mondo.

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