Matteo Renzi cala la carta della ‘legge elettorale Tatarella’ per tenere unito il partito e ricomporre la frattura con la minoranza dem, che entrando alla Direzione nazionale del Pd, chiedeva l’elezione diretta dei futuri senatori da inserire nel ddl Boschi. Dopo la relazione del presidente-segretario, dalla sede di largo del Nazareno a Roma, esce un soddisfatto Roberto Speranza che parla con i giornalisti: “Il metodo Tatarella è un significativo passo in avanti”. Quindi avete abbandonato l’elezione diretta dei senatori da parte dei cittadini? “No, Tatarella prevede l’elezione diretta“. Speranza però, lascia la direzione prima che Renzi replichi e specifichi che: “Non mi riferisco al metodo, ma al principio: nella Legge Tatarella c’era una designazione, che non necessariamente corrispondeva con l’elezione diretta – ed aggiunge – l’elettività non è lo spartiacque della democrazia“. Più cauto infatti, un altro esponente della minoranza Pd, Alfredo D’Attorre: “C’è un punto d’incontro se il termine ‘designazione’ significa che i senatori sono scelti dai cittadini e i consigli regionali prendono atto, se si va verso pasticci di altro tipo, non è una soluzione, chiaro?”. “Non può essere l’elezione diretta che chiedeva la minoranza” chiarisce il senatore renziamo Marcucci. “Credo si tratta di immaginare un sistema in cui il giorno delle elezioni regionali, i cittadini scelgano i consiglieri regionali che svolgeranno il ruolo di senatori della Repubblica ed il Consiglio regionale avrà il compito ed il dovere di ratificare questa indicazione” sostiene Gianni Cuperlo. Ivan Scalfatorro, sottosegretario alle riforme costituzionali, esulta: “L’articolo due non si cambia” ed anche Roberto Giachetti, deputato democratico e vicepresidente della Camera dei Deputati, da la sua lettura dell’apertura di Matteo Renzi: “Io ho capito che è un’elezione indiretta e una designazione che sarà ratificata dalla regione, per me rimane il fatto che molti di questi (della minoranza dem, ndr) del merito non gliene frega niente, il problema è che vogliono far saltare le riforme” di Manolo Lanaro

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