Il ricercatore, questo (ex) sconosciuto. “La gente non sa chi siamo, cosa facciamo, quali sono i nostri contributi. E noi, sparsi nel mondo, senza una rete, ci sentiamo un po’ isolati”. A parlare è Luca Cassetta, 34 anni, milanese, uno delle decine di migliaia di ricercatori italiani. Un esercito invisibile di uomini e donne, in patria e all’estero, di cui non esiste una stima ufficiale, ma che sono “pezzi” vitali del motore del progresso. Lui dopo una laurea in biotecnologie all’università Bicocca, un dottorato in immunologia del virus Hiv al San Raffaele, un “post-doc” (cioè un assegno di ricerca a cui si accede dopo aver conseguito il titolo di dottorato) all’Albert Einstein college of medicine di New York, oggi vive a Edimburgo, dove ha vinto una borsa di studio in immunologia dei tumori, e sta approfondendo soprattutto quelli al seno.

“Uniamoci, aiutiamoci, facciamoci sentire. La ricerca in Italia soffre, l’emorragia dei cervelli è senza ritorno, e noi dobbiamo fare qualcosa”. Così insieme al collega Lorenzo Agoni, medico e ricercatore, ha avuto l’idea della prima community online (e non solo) interamente dedicata a chi ha deciso di inseguire questa carriera, qui o fuori di qui, in tutti gli ambiti, nessuno escluso. Si chiama Airicerca.org e dal primo settembre ha aperto le iscrizioni a dottorandi di ricerca, post-doc, studenti dell’ultimo anno di laurea magistrale, e chi ha già superato il concorso da ricercatore. Sono benvenuti anche professionisti della comunicazione e dell’informatica che possono dare una mano allo sviluppo del sito. Che è nato a marzo 2014 con 50 soci fondatori (che nel gennaio 2015 hanno costituito l’Associazione internazionale ricercatori italiani) e dall’inizio del mese, abbiamo detto, ha esteso la membership a tutta la categoria.

In due giorni si sono aggiunti altri 50 soci. Metà uomini e metà donne, tra i 30 e i 40 anni, che vivono in Italia, nord Europa, Stati Uniti e Australia. Lo scopo numero uno è fare network. “Per scambiarci competenze, proposte, informazioni – continua Luca, che spiega il disagio più comune -. Lontani da casa, spesso ignoriamo che nella stessa città dove ci siamo trasferiti sono presenti altri ricercatori italiani, di settori diversi. Che ci sono eventi che magari ci interessano, bandi, concorsi, posti di lavoro. Mancava una vetrina globale e uno strumento di contatto, il portale oggi offre questo”.

Nella sezione Airisocial c’è l’agenda dei Networking cocktail, aperitivi in loco per fare amicizia. Ne sono stati organizzati un po’ ovunque, da Milano e Roma a New York, Philadelphia, Chicago, Londra, Parigi, Edimburgo, Amsterdam, Melbourne. Dal semplice incontro, il passo successivo è la creazione di una mailing list e, chissà, di un progetto collettivo. Il secondo obiettivo è contribuire a una corretta divulgazione delle notizie scientifiche. Alla voce Airinforma sono una pubblicati una serie di articoli su temi legati alla cronaca e approfondimenti nei vari campi. Soprattutto biologia, fisica, medicina, farmaceutica. Tra i contenuti, che cosa significa essere portatrici di mutazioni nei geni brca1/2 – come l’attrice Angelina Jolie – ogm, ritmi biologici, tecnologia e memoria, islam politico e jihadismo, datazioni geologiche.

“Siamo abituati a scrivere paper noi. Ogni iscritto può scrivere un articolo nel settore di competenza. Il comitato di redazione, formato da 20 ricercatori, sottopone i pezzi a tre esperti del tema e altri tre dottorati che non ne se ne intendono per verificare che il contenuto sia comprensibile per tutti”. Il sito funziona anche da bacheca annunci, con la possibilità di inserire domande e offerte di lavoro.

Tutto è partito con un gruppo su Facebook nel 2013 che oggi conta quasi 12mila iscritti. Un contenitore frequentatissimo, con post quotidiani e una valanga di commenti. Si leggono richieste su bandi, dottorati, consigli su esperimenti, confronti a proposito di dinamica molecolare, paleogenetica, valori densitometrici delle masse, eccetera eccetera. Una specie di mutuo soccorso virtuale. Ma ci sono anche proposte di ricerche (come quelle della musicologa che vuole verificare l’effetto delle note sulle persone affette da Asperger) e aggiornamenti di carattere scientifico. Oro che cola, insomma.

“In Italia sono falliti tutti i tentativi per reintegrare i ricercatori fuggiti all’estero – dice il fondatore di Airicerca -. Ti finanziano al massimo per tre anni e poi torni al punto di partenza, gli anni passano e tu non sei più attraente per gli enti finanziatori che preferiscono investire sulle risorse giovani. Lo Stato dovrebbe investire sulle infrastrutture, potenziando i centri di ricerca, connettendo i campus scientifici per ottimizzare i costi, evitare gli sprechi, usufruire più facilmente dei fondi. E poi bisogna detassare i chi fa donazioni agli enti di ricerca no profit”.

All’estero è un altro paio di maniche, lui lo sa bene. “Io per esempio in Scozia non pago internet, ho sconti al supermercato, nelle palestre, e non pago le tasse urbane”. Un’altra critica riguarda i percorsi di studio. “La durata dei dottorati non è standard, e le borse di studio non vengono garantite a tutti, ma solo ai primi classificati”. Punti che Airicerca ha sollevato a novembre dell’anno scorso in occasione di un convegno su ricerca e sanità all’Università Cattolica di Roma in presenza anche della senatrice Elena Cattaneo. Il Miur finora si è limitato a inserire Airicerca nel portale researchitaly.it. Ma potrebbe sicuramente sfruttare di più il suo potenziale. “In cantiere – conclude Luca – abbiamo un tripadvisor dei dottorati, chi li frequenta dà un voto al programma, all’università, alla città e al costo della vita”.

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