A giudicare dalla quantità di improbabili personaggi politici che la crisi dei rifugiati ha prodotto in quest’ultimo periodo, si può solo tremare all’idea che si aggravi; si deve tremare per le vite di quella massa di disperati che rischiano la loro vita per raggiungere l’Europa e si dovrebbe tremare anche per le nostre, di vite, se i nuovi moralizzatori populisti dovessero continuare a guadagnare terreno.

Per quantificare e comprendere la gravità della discesa all’inferno degli ultimi anni, basterebbe rileggere il verbo di Jorg Haider, defunto leader dell’Fpo (Partito della Libertà austriaco), e metterlo a confronto con lo starnazzare odierno dei populisti: le sparate razziste del leader della Carinzia, viste oggi, sembrano quasi tollerabili, rispetto alla valanga di odio gratuito, spazzatura verbale e semplificazioni infantili antirifugiato a cui siamo ormai abituati.

L’ultima frontiera, in tutti i sensi, è quella serbo-ungherese, laboratorio dove, dopo tanto teorizzare, la violenza xenofoba ha trovato il suo sbocco istituzionale. Al premier “muratore”e alla giornalista “sgambettatrice” il pantheon dell’inquietante arena politica magiara, aggiunge ora un nuovo tragicomico personaggio: il sindaco “attore”. Si chiama Laszlo Toroczkai, ha 37 anni, ed è il primo cittadino di Ásotthalom un piccolo comune frontaliero a pochi passi dalla Serbia. Di fede ultranazionalista, esibisce un curriculum di tutto rispetto: in passato è stato cacciato tanto da Serbia quanto da Slovacchia, con divieto di rimettere piede in entrambi i Paesi, perché le autorità dei due Stati lo considerano un pericolo per l’ordine pubblico. Il suo partito auspica da tempo un abbandono del Trattato di Trianon ed il ritorno ai confini antecedenti alla Prima guerra mondiale: invece di finire in un centro di igiene mentale (!), siede dal 2013 sulla poltrona di sindaco di un villaggio abitato da poco più di 4000 anime, ultimo avamposto del fu impero Austro-ungarico.

Negli ultimi giorni, anche lui si è guadagnato il suo spicchio di popolarità: con un video-messaggio ai rifugiati, montato come un action-movie, il sindaco lancia un monito: “L’Ungheria per voi è una pessima scelta, Assothalom [il suo comune] la peggiore”. Non voglio rovinarvi lo spettacolo trash dei due minuti di machismo istituzionale magiaro in formato hollywoodiano ma colonna sonora, primi piani sulle facce truci degli agenti, l’esibizione di telecamere, divise, armi ed auto della polizia a difesa della frontiera sono uno spaccato della tragedia che si trasforma in farsa. Il sindaco ungherese, che pensa di essere uno sceriffo, ed i suoi Rambo, in prima linea contro orde di bambini, buste di plastica e donne con il velo, tutti insieme rendono bene la misura dello stato comatoso in cui versa il nostro martoriato continente. E per un attimo, ci fanno persino rimpiangere Haider.

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