La cancellieri Angela Merkel ha approfittato della sua visita al Salone Internazionale dell’Auto di Francoforte, giovedì mattina dell’apertura al pubblico, per chiedere all’industria automobilistica tedesca di intensificare gli sforzi per accogliere chi scappa dalla guerra in Siria. “Ovunque vi sia la possibilità di andare incontro alle persone, vi incoraggio a farlo”, ha detto rivolgendosi ai costruttori. Con i quali è stata anche più esplicita sollecitandoli ad offrire opportunità formative o di lavoro ai rifugiati. Perché il tema dei profughi – 200.000 lo scorso anno con una previsione quadruplicata per il 2015 e stime più realistiche attorno al milione entro dicembre nella sola Germania – è delicato. E anche politico. Sul fronte interno la Merkel comincia ad avere una parte della coalizione, la CSU bavarese in particolare, contraria (infatti le frontiere sono state “chiuse”) e non in ogni Land i profughi sono accolti a braccia aperte. Dall’estero sono arrivate accuse pesantissime. Marine Le Pen, dalla Francia, l’ha accusata di aver spalancato le porte ai migranti perché sarebbe alla ricerca di “nuovi schiavi”.

I costruttori di automobili, che nel 2014 occupavano 812.000 persone in Germania e negli ultimi anni hanno creato nuovi posti di lavoro, continuano ad essere alla ricerca di personale, ma soprattutto qualificato. Fra i profughi, secondo le statistiche degli anni precedenti, appena uno su sette ha una laurea. E quasi il 60% non ha alcuna preparazione specifica. Senza contare che l’industria dell’auto è fra quelle che paga meglio ed un’occupazione nel mondo dell’auto è fra le più ambite anche fra i giovani tedeschi. L’integrazione è la grande scommessa: accogliere non basta, per questo Merkel ha parlato di un compito impegnativo e l’automotive (i fornitori non sono esclusi dal ragionamento) può diventare uno dei comparti chiave. Difficile immaginare assunzioni di massa, perché oltre all’ostacolo linguistico, c’è bisogno della preparazione. Daimler, ad esempio, ha varato un piano che prevede il richiamo in servizio di diverse centinaia di ex pensionati, cioè personale esperto.

La cancelliera ha fatto appello al senso di responsabilità dell’industria dell’auto tedesca, gratificata dai complimenti per il contributo allo sviluppo economico della Germania. Proprio lo stato di salute del sistema, secondo la cancelliera mette il paese di fronte a nuove sfide, come appunto l’integrazione dei profughi. Un esempio sulla solidità finanziaria del solo automotive tedesco è la stima sugli investimenti dei prossimi 3-4 anni nelle auto connesse e “automatizzate”: tra i 16 ed i 18 miliardi. E nel solo 2014, il comparto ha investito in ricerca e sviluppo a livello globale 130 milioni di euro al giorno, cioè 34 miliardi in un anno. Al Salone di Francoforte sono presenti 1.100 espositori di 39 nazioni per un totale di 219 anteprime mondiale, un terzo in più rispetto alla passata edizione, nel 2014. Una possibile conferma dello stato di salute del comparto. Non solo in Germania, ma soprattutto in Germania.

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