Un po’ di effetto lo fa, visto che solo pochi mesi fa sembrava che tutte le strade della televisione portassero a Tirana, ma sorpresa no, quello è sicuro. Sì, perché la bomba lanciata martedì da ItaliaOggi su un sempre più concreto rischio chiusura per Agon Channel era nell’aria, anche (ma non solo) per i noti e complessi problemi giudiziari del patron Becchetti in Albania.

Nel suo pezzo, il giornalista Claudio Plazzotta sgrana il Rosario delle tante defezioni di rilievo che hanno dato il senso, settimana dopo settimana, di un fallimento editoriale e contenutistico, prima ancora che societario. Prima è andato via Lorenzo Petiziol (direttore di rete), poi anche il successore Massimo Righini. Noto ai più anche lo strappo polemico di Antonio Caprarica, direttore delle news, scappato da Tirana e sostituito da Giancarlo Padovan, che già dirigeva lo sport.

E le grandi star attirate dalle sirene albanesi e dalle promesse di grandeur di un Becchetti che aveva fatto credere di essere il nuovo Berlusconi? Tutte tornate in Italia, a cominciare da Pupo, Sabrina Ferilli, Maddalena Corvaglia, Luisella Costamagna, Simona Ventura. I palinsesti sono infarciti di repliche (di programmi peraltro già non indimenticabili). E questo è un problema contenutistico, che è fondamentale (o almeno dovrebbe esserlo) quando parliamo di televisione. Se poi aggiungiamo il carico pesante del mandato di cattura spiccato dalla magistratura albanese nei confronti di Becchetti, il disastro è completo.

Da giugno è tutto congelato, i conti sono bloccati, non si possono rinnovare i vecchi contratti, tantomeno firmarne di nuovi. Sono scappate anche le società di comunicazione e di raccolta pubblicitaria, mentre Becchetti è a Londra, visto che in Albania non può tornare per ovvi motivi. Giancarlo Padovan, ultimo samurai del sogno Agon diventato incubo, pare faccia la spola tra la capitale britannica e quella albanese, “per mettere a punto nuovi progetti”. “Beato chi ci crede”, chiosa Plazzotta su Italia Oggi. Ma, arrivati a questo punto, si spera che non ci creda più nessuno.

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