A cosa serve il regolamento antipirateria Agcom se già le procure si battono contro le violazioni della proprietà intellettuale? E i risultati raggiunti dalla sua approvazione giustificano i costi sostenuti per questa attività dal garante delle comunicazioni? Lo abbiamo chiesto al commissario Francesco Posteraro.

Perché si è sentita la necessità di avviare in Agcom un’attività antipirateria quando già la magistratura se ne occupa? Peraltro agisce anche in maniera più efficace e rapida, disponendo il blocco dei siti e tramite provvedimenti d’urgenza. Cosa che invece l’authority fa raramente. In sostanza, non bastava il lavoro della magistratura? Se no, perché?
Il regolamento per la tutela del diritto d’autore online è stato adottato in attuazione della legislazione nazionale e della normativa europea, che attribuiscono ad Agcom poteri in materia di contrasto alle violazioni del copyright commesse sulle reti di comunicazione elettronica.

Ciò premesso, è ovvio che la magistratura disponga di poteri più incisivi, alla luce del suo ruolo costituzionale. L’Autorità opera in un ambito diverso e non intende certo – né potrebbe – sostituirsi alla magistratura. Questo però non vale a ritenere inutile l’attività di Agcom. Rispetto alla magistratura, l’Autorità interviene in tempi assai più rapidi, e quindi più idonei a rispondere in maniera tempestiva agli illeciti commessi in rete.

L’efficacia dell’azione dell’Autorità trova conferma, del resto, nella frequenza con cui si rivolgono ad essa – senza peraltro dover sostenere spese legali – i titolari del diritto d’autore: sia singoli cittadini, sia associazioni di categoria, e in special modo quelle il cui scopo è proprio la lotta alla pirateria digitale.

In più, l’attività antipirateria in Agcom comporta costi rilevanti. Oltre ai 533.958,88 versati alla Fondazione Bordoni per tre anni, la struttura si compone di 7 persone, una delle quali ricopre un incarico dirigenziale. Qual è il costo complessivo? A fronte anche delle difficoltà di bilancio dell’authority, come giustificate l’impiego di risorse per un’attività già svolta dalla magistratura?
Il rapporto di consulenza che Agcom intrattiene con la Fondazione Bordoni ha numerosi oggetti, non solo la tutela del diritto d’autore online. Quanto al personale interno, l’adozione del regolamento sul copyright non ne ha comportato alcun incremento. La materia è affidata a una struttura che già esisteva e che ha compiti più ampi.

In ogni caso, vorrei sottolineare che le spese dell’Autorità non gravano neppure per un euro sul bilancio dello Stato, essendo esclusivamente a carico degli operatori dei mercati regolamentati. Peraltro, le difficoltà finanziarie di Agcom sono state superate con una norma della legge europea, adottata per adeguarsi alla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea.

Questi costi ritenete che siano motivati dai risultati conseguiti? Ricordiamo che, al 27 marzo 2015 Agcom a fronte di 209 istanze ha avviato 134 procedimenti, mentre a fine gennaio la procura di Roma con un solo provvedimento ha disposto il blocco di 124 siti per violazione del copyright.
Quando si parla di risultati, ricordo innanzi tutto che la semplice entrata in vigore del regolamento Agcom è valsa a determinare l’uscita dell’Italia, dopo ben 25 anni, dalla watch list statunitense degli Stati che non tutelano adeguatamente la proprietà intellettuale. Il che ha fatto venir meno un ostacolo che limitava la capacità del nostro Paese di attrarre investimenti dagli Usa.
E’ inoltre significativo che circa la metà dei procedimenti conclusi sia stata definita a seguito di adeguamento spontaneo, ossia con la rimozione, da parte del titolare della pagina o del sito internet, del contenuto diffuso in violazione del copyright. Questo dimostra che esiste in rete una diffusa sensibilità nei confronti della tutela dei diritti, a smentita di quanti si ostinano a concepire internet come uno spazio privo di regole, come una sorta di far west digitale.
E’ invece necessario ricorrere ai provvedimenti inibitori in presenza di siti professionalmente dediti alla pirateria. Non a caso, tutti gli ordini di blocco sono stati adottati nei confronti di siti esteri responsabili di violazioni di carattere massivo o comunque particolarmente gravi. Al di là del numero dei procedimenti, i blocchi hanno riguardato nel complesso milioni di files. Essi, inoltre, pur avendo per oggetto il DNS, ossia il nome a dominio, e non l’indirizzo IP, si sono dimostrati un efficace deterrente. Secondo la Federazione antipirateria musicale, i siti destinatari di un ordine di blocco da parte di Agcom hanno infatti registrato un sensibile calo dei tentativi di accesso, in molti casi largamente superiore al 50%.

Una ricerca del professore di Padova Giorgio Clemente contesta i risultati raggiunti dall’authority e sostiene che il regolamento ha avuto l’effetto paradossale di aumentare la diffusione di contenuti illeciti. Cosa rispondete? Credete che questi risultati siano errati? Cosa contestate nello specifico?
La ricerca del prof. Clemente ha ricevuto numerose critiche dagli addetti ai lavori, sulle quali, per ragioni di spazio e per evitare eccessi di tecnicismo, non è qui possibile soffermarsi a lungo. Mi limito quindi a osservare che lo studio utilizza uno strumento che non calcola in modo puntuale gli accessi effettivi ai siti bloccati da Agcom, ma fornisce una mera stima dei tentativi di accesso effettuati attraverso i motori di ricerca. Peraltro, se il prof. Clemente avesse utilizzato quello stesso strumento per calcolare gli accessi al sito Agcom dedicato al diritto d’autore, avrebbe scoperto che il loro numero è tale da escludere in maniera tassativa che l’attività applicativa del regolamento possa aver dato luogo all’asserito incremento della diffusione di contenuti illeciti.

Ma soprattutto, se davvero il regolamento avesse avuto questo effetto paradossale, come potrebbe spiegarsi il forte sostegno che all’azione svolta dall’Autorità continuano a prestare le associazioni rappresentative dei titolari dei diritti e le federazioni antipirateria, le quali non cessano di presentare all’Agcom istanze su istanze? Dovendosi escludere che si tratti di un caso di autolesionismo collettivo, credo debba concludersi che il regolamento Agcom per la tutela del diritto d’autore online reca un positivo contributo alla lotta contro la pirateria digitale.

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