Le modifiche ai contratti stipulati dallo Stato con le aziende vincitrici di appalti pubblici finiscono nel mirino della Corte dei Conti europea. Che ha chiesto all’Italia di ridurre gli “errori” compiuti nella gestione di lavori finanziati da fondi comunitari. In caso contrario, a partire dal 2017 la Commissione Ue è invitata a “sospendere i pagamenti“. Secondo la relazione dei magistrati contabili, che prende in considerazione il periodo 2009-2013, i principali problemi riguardano le procedure di aggiudicazione troppo complesse, il numero troppo elevato degli enti aggiudicatori (70mila se si tiene conto di tutti i centri di costo) e l’eccesso di legislazione. Che è il motivo per cui il Parlamento sta ora varando un disegno di legge che delega il governo a scrivere un nuovo codice degli appalti.

Lo studio europeo si basa su indagini in 27 Stati membri, tutti tranne la Croazia, e visite di ispettori in Repubblica Ceca, Spagna, Italia e Regno Unito, Paesi in cui “era stato rilevato un numero elevato di errori riguardanti gli appalti pubblici durante gli audit ai fini della dichiarazione di affidabilità della Corte”. A livello Ue, sono stati rilevati errori nel 40% dei progetti cofinanziati attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo di sviluppo e il Fondo coesione.

Per quanto riguarda la Penisola, il risultato è che le “principali fonti di errori” restano “le modifiche contrattuali e i lavori aggiuntivi” affidati alle ditte aggiudicatrici. Le modifiche, del resto, sono consentite dalla legislazione stessa: “In Italia”, si legge, “la nozione di “evento imprevedibile” tale da giustificare una modifica contrattuale senza l’utilizzo di una procedura di appalto pubblico è interpretata in modo diverso dalle amministrazioni aggiudicatrici. Di conseguenza, alcune autorità nazionali ritengono che determinate modifiche contrattuali siano conformi alle norme nazionali, mentre le autorità di audit e la Commissione sono dell’avviso che le stesse modifiche siano irregolari. Gli errori relativi a tali casi costituiscono un motivo molto importante per operare rettifiche finanziarie in Italia: negli anni 2010‑2012, il valore di tali rettifiche è stato di circa 8 milioni di euro”. Se alla fine del 2016 non verranno registrati “miglioramenti significativi”, la raccomandazione della Corte all’esecutivo Ue è di sospendere i pagamenti.

Per la Corte, che esamina tutte le entrate e le spese degli stati membri dell’Ue controllandone la legittimità e la regolarità e accertando la corretta gestione finanziaria, le iniziative per risolvere il problema avviate dal governo Renzi al momento dell’audit vanno nella giusta direzione. In particolare, l’istituzione europea presieduta dal portoghese Vítor Manuel da Silva Caldeira ha promosso la creazione di banche dati, l’accentramento delle procedure e la semplificazione legislativa. Il ddl delega sugli appalti, approvato dal Senato prima della pausa estiva, è ora in discussione alla Camera. 

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