Per il Fire Phone, lo smartphone di Amazon è arrivato il momento del game over. Dopo che nei giorni scorsi era trapelata la notizia del licenziamento degli ingegneri che lavoravano al progetto, ora si scopre che il prodotto non è più in commercio. “Sono finite le scorte – afferma la società di Jeff Bezos – la produzione è stata sospesa” e, comunque, il prodotto non è più disponibile neanche sul sito. Alla ricerca di nuove fonti di business per contrastare lo strapotere di Apple e la concorrenza gli altri big della rete, Amazon ha cercato di aggredire un nuovo mercato che aveva già visto il fallimento dell’Htc First, lo smartphone di Facebook.

Convinto che il Fire Phone avrebbe rivoluzionato il mondo dei cellulari, Bezos lo lanciò al prezzo di 199 dollari con contratto e 649 o 749 dollari a seconda dei modelli senza operatore (poi ridotti a 230 e ancora a 0,99 cent). Un livello inusuale per Amazon che, di solito, cerca di sbaragliare la concorrenza volando basso con i prezzi dell’hardware per guadagnare con il commercio elettronico. Ma la concorrenza dell’iPhone non permetteva di uscire con un prodotto cheap che ne avrebbe devastato l’immagine. Peccato che il prodotto sia nato morto, colpito da recensioni impietose, scarso numero di app a disposizione e funzionalità dalla dubbia utilità, come il sistema 3d a quattro fotocamere.

“Il prezzo dei dispositivi era sbagliato” ha ammesso recentemente il senior vice president di Amazon David Limp, mentre il chief technological officer Tom Szkutak ha rivelato che lo smartphone è costato circa 170 milioni di dollari con 83 milioni di pezzi che stanno prendendo polvere nei magazzini della società di Seattle.

Quello del Fire Phone non è certo l’unico flop del mondo tecnologico. La storia anche recente ne è piena, è successo anche a Microsoft con Kinect. In questo caso la piattaforma avrebbe dovuto portare un vento di novità nel mondo dei videogame. La videocamera a raggi infrarossi, che monitorava i movimenti del giocatore, prometteva ampi spazi di applicazione che andavano anche oltre il mondo dei videogame.

Lanciata con un budget di 500 milioni di dollari per gli investimenti di marketing il 4 novembre 2010, Kinect, come racconta Business Insider, ottenne recensioni molto positive e nei primi due mesi di vita vendette 8 milioni di pezzi con 17 giochi dispobili al momento del lancio ed entrando nel Guinness dei primati come dispositivo consumer che aveva raccolto in un breve periodo il maggior numero di vendite. La strada sembrava spianata, ma arrivarono le recensioni negative sui giochi che mal si adattavano al nuovo sistema di controllo. In più c’era bisogno di spazio in casa e qualcuno è riuscito pure a farsi espellere dal campo di una partita di Fifa per avere tirato una bestemmia inmmediatamente colta dal microfono e quindi dall’arbitro.

Gli sviluppatori poi non trovavano conveniente investire nel nuovo sistema anche perché il vecchio controller era già perfetto per molti videogame. Kinect non aggiungeva nulla. Così negli ultimi due anni solo sette giochi sono stati espressamente realizzati per la piattaforma senza contare che l’esperienza di gioco era considerata per l’85% magica e per il 15% frustrante.

Ormai probabimente terminata nel mondo dei videogiochi, la storia di Kinect ha trovato però nuova vita in altri settori. Qualcuno ha rilasciato dei driver per utilizzarla anche con Windows e la piattaforma ha guadagnato un po’ di spazio fra artisti e appassionati di robotica. E una start up come Reflextion healts la utilizza per il suo business che vuole reinventare il rapporto fra medico e paziente. La rivoluzione forse passa di lì.

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