Incendio colposo, lesioni gravi e gravissime e contravvenzioni in materia di sicurezza sul lavoro: questi reati spariranno presto dal processo per la strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009, che causò 32 morti, tra cui bambini. Il colpo di spugna della prescrizione li cancellerà sicuramente entro la sentenza di appello, se non prima. Non è un’ipotesi, ma è una certezza. “I tempi ci sono. Sei anni per prescrivere l’incendio colposo, sette e mezzo per le lesioni, mentre, cosa secondo me gravissima, le contravvenzioni alla sicurezza sul lavoro stanno cadendo in questi mesi e potrebbero addirittura non arrivare alla sentenza di primo grado” denuncia Filippo Antonini, legale di alcuni familiari delle vittime e avvocato di Orsa, sindacato dei trasporti e delle ferrovie.

Il 17 settembre i familiari saranno sotto la Camera dei Deputati e al Quirinale per chiedere solidarietà e un intervento politico che scongiuri quest’esito con una legge ad hoc. “Impensabile, inverosimile, inaccettabile. Non si può accettare che non si voglia accertare la verità, non possiamo accettare uno Stato omertoso, ma soprattutto come padri, madri, fratelli, sorelle e zii non possiamo accettare che Viareggio, insieme a 32 persone, quella notte non sia bruciata” scrivono in un comunicato congiunto con Assemblea 29 giugno e il comitato nazionale Noi non dimentichiamo.

Ma le speranze sono davvero poche. Anche se una nuova legge allungasse i tempi di prescrizione, non avrebbe effetto retroattivo, non toccherebbe cioè i reati commessi prima della sua entrata in vigore. “Ho forti dubbi che un’eventuale nuova legge possa agire sul passato. Ma sono sicuro che la manifestazione del 17 settembre potrà servire per sensibilizzare e soprattutto per il futuro, perché non accada più che reati tanto gravi cadano in prescrizione prima della sentenza definitiva” riflette Antonini.

La prescrizione dell’incendio colposo, che inizialmente era prevista in 12 anni, è stata portata a 6 da una sentenza della Corte Costituzionale, la 143 del 28 maggio 2014 . Il conteggio, poi prevede che si sommino sia un quarto del tempo, per l’art. 161 del codice penale, sia i periodi in cui il processo è stato rinviato per esigenze o richieste dell’imputato e della sua difesa. Entro dicembre 2016, o al massimo febbraio 2017, quindi, l’incendio colposo sarà prescritto. E non esiste legge di modifica che possa allungarlo. Lo dice l’art. 2 del codice penale: “se la legge del tempo in cui fu commesso il reato e le posteriori sono diverse, si applica quella le cui disposizioni sono più favorevoli al reo”. Insomma, l’imputato deve avere il trattamento migliore.

Anche nei corridoi della Procura di Lucca si respira una sensazione di sconfitta annunciata, nonostante il tour de force con udienze a cadenza quasi settimanale, una sessantina dalla fine del 2013 ad oggi. Eppure il collegio giudicante non è ancora giunto alla sentenza di primo grado. E, come è prevedibile, il processo si concluderà solo in Cassazione. Gli imputati, questo la Procura lo sa bene, hanno tutto l’interesse a far allungare i tempi. Non importa se saranno condannati in primo e in secondo grado. Ciò che conta è far prescrivere i reati prima di giungere alla sentenza definitiva. E per quello c’è tutto il tempo. Senza scomodare Montesquieu, per il quale giustizia ritardata è giustizia negata, è facile capire come, per Viareggio, si avvicini un altro durissimo colpo.

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