Dopo le sanzioni occidentali alla Russia e lo stop al gasdotto South Stream, Gazprom affila le armi per continuare comunque la sua espansione nel Vecchio Continente. Nell’ultima settimana il gruppo moscovita si è infatti dato molto da fare per accrescere l’offerta di gas al mercato Ue. Con Bruxelles che sta a guardare allarmata. Gazprom ha per prima cosa firmato una serie di accordi con i big energetici Ue. Tra questi quello per il raddoppio del Nord Stream, il gasdotto che attraverso il Mar Baltico porterà il gas dalla Russia alla Germania, bypassando l’Ucraina. La nuova società di scopo New European Pipeline sarà controllata da Gazprom con il 51% e partecipata da E.on, Shell, Basf e Omv con il 10% ciascuno e da Engie con il 9%. Il raddoppio del Nord Stream “è necessario per compensare il continuo declino della produzione di gas dell’Europa”, ha detto il numero uno di Gazprom, Alexei Miller. Del resto, la convinzione è che “il gas resterà una parte fondamentale del mix energetico dell’Europa ancora per molto tempo”, come ha commentato l’amministratore delegato di Shell, Ben van Beurden.

Il secondo accordo riguarda uno scambio di asset con il gruppo chimico tedesco Basf. Già nel novembre 2012 era iniziata la trattativa, poi interrotta a causa delle sanzioni contro Mosca. Lo swap prevede che il gruppo tedesco esca dal mercato del trading e dello stoccaggio di gas e che Gazprom subentri a Basf in Germania. In cambio Basf, attraverso la controllata Wintershall, aumenterà le quote nei campi di gas siberiani. Separatamente, Gazprom ha avviato trattative in esclusiva con Omv per consentire al gruppo austriaco di accedere ai campi di gas siberiani in cambio di una partecipazione nelle sue attività.

Ma l’offensiva di Gazprom non finisce qui. Il gruppo russo ha lanciato anche la sua prima gara per la vendita di 3,24 miliardi di metri cubi da destinare per il prossimo inverno ai Paesi del nord-est europeo. Alla procedura hanno partecipano trentanove società, tra cui E.On, Engie e Novatek, i colossi del trading Gunvor e Vitol e la banca d’affari Goldman Sachs. E’ stato assegnato oltre 1 miliardo di metri cubi a 15 soggetti in più di 40 contratti, a prezzi superiore a quelli dei contratti di lungo termine del gruppo russo (un terzo del totale). E’ una novità per Gazprom rispetto alla prassi consolidata dei contratti a lungo termine indicizzati ai corsi del petrolio e rigidi sui volumi. La decisione avviene dopo un lungo braccio di ferro tra il gruppo russo e la Commissione europea, che accusa il gruppo russo di abuso di posizione dominante e ha aperto un’inchiesta. Gazprom – si legge in una nota – “ha raggiunto tutti i suoi obiettivi (…) L’asta ha confermato la validità del modello di prezzo di Gazprom basato sulla combinazione di prezzi (il cosiddetto prezzo ibrido)”.

Insomma, la società russa ha tutta l’intenzione di continuare a essere leader nel mercato del gas Ue. Soprattutto dopo i risultati del primo semestre 2015, che vede le vendite di gas diminuire di quasi 20 miliardi di metri cubi, a 221,3 miliardi contro i 242,1 dello stesso periodo del 2014. Il calo è dovuto principalmente ai 5,6 miliardi di meri cubi in meno venduti all’Europa (a 80,4), ai quasi 10 in meno ai paesi dell’ex Unione Sovietica (a 20,9) e agli oltre 5 in meno venduti in Russia (a 120).

La strada per il colosso moscovita tuttavia non è in discesa. Il governo britannico, riferiscono i quotidiani The Telegraph e Financial Times, ha ora allo studio l’accordo tra Gazprom e Basf. Si aspetta quindi ancora un responso. Ma soprattutto gli occhi sono puntati su Bruxelles e sui Paesi dell’Europa Centrale e Orientale, che già sono in allerta. Il raddoppio del Nord Stream “suscita più di un interrogativo”, ha detto il commissario all’Unione energetica Maros Sefcovic all’indomani dell’accordo, che si chiede: “In che modo il progetto rispetta la nostra strategia per la diversificazione degli approvvigionamenti? Che genere di conclusioni dovrebbero essere tratte da una simile iniziativa che chiude di fatto la via di transito ucraina?”. E ancora: “Cosa significa questo per l’Europa Centrale e orientale”, visto che il Nord Stream 2 “cambierà completamente gli equilibri del gas in quella parte d’Europa?”. Voci di dissenso si stanno alzando anche nei Paesi non coinvolti nell’intesa: “Considerando che è stato concluso un accordo sulla costruzione di Nord Stream 2 il quale ignora completamente gli interessi polacchi, ci si deve seriamente interrogare sull’unità” dei 28 membri dell’Unione europea, ha detto il presidente polacco Andrzej Duda.

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