La procura di Ferrara ha chiesto il rinvio a giudizio per i crolli di due capannoni durante il terremoto del 20 maggio 2012. Sotto le lamiere delle Ceramica Sant’Agostino e della Tecopress di Dosso morirono Leonardo Ansaloni, Nicola Cavicchi e Gerardo Cesaro. Le indagini erano state riaperte su decisione del gip Piera Tassoni che aveva accolto la richiesta della procura e della famiglia di Cesaro, ordinando il supplemento di indagine per compiere accertamenti sull’adeguamento dei capannoni alla normativa antisismica dopo il 2003.

Il pm Alberto Savino aveva infatti accolto quanto ipotizzato dai legali di parte civile, che avevano chiesto l’opposizione all’archiviazione delle posizioni di Enzo Dondi – il titolare dell’azienda – e di Elena Parmeggiani, responsabile della sicurezza. Questo in base alla tesi che la Tecopress avrebbe dovuto eseguire tutte le opere per adeguare e migliorare la struttura dei capannoni alle normative antisismiche dopo che nel 2003 l’Emilia Romagna era stata inserita tra le zone a considerevole rischio sismico.

Ora, acquisiti gli ultimi elementi, il pm Alberto Savino chiama di nuovo in causa gli imprenditori, accusati di violazioni della sicurezza sui luoghi di lavoro e di non aver messo in sicurezza i capannoni. E così, accanto all’ingegnere Modesto Cavicchi e ai due progettisti e direttori dei lavori, Dario Gagliandi e Antonio Proni, che si occuparono rispettivamente delle fondamenta e del capannone di Tecopress (per loro il processo è già iniziato), si aggiungono i nomi di Dondi e Parmeggiani.

A Dondi ora è contestato il concorso in omicidio colposo per non aver svolto le necessarie verifiche sulla compatibilità strutturale del prefabbricato dopo l’ordinanza del presidente del consiglio dei ministri del 2003 che catalogava il comune di Sant’Agostino come “zona a basso rischio sismico” (soggetta cioè a rari ma forti terremoti). Ordinanza che già aveva evidenziato l’assenza di collegamenti tra gli elementi di copertura dell’edificio e tra travi e pilastri.
Accusa fotocopia per il legale rappresentante e responsabile sicurezza della Ceramica di Sant’Agostino, Ennio Manuzzi, imputato assieme ai progettisti Bruno Luigi Formigoni e Andrea Govoni e Andrea Fipertani (responsabile prevenzione e protezione dell’azienda).

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