La Casta colpisce ancora. E si fa la sanatoria con 319 sì e 88 contrari. In barba alle delibere adottate dagli Uffici di presidenza di Camera e Senato che, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, avevano “congelato” l’erogazione della tranche del finanziamento pubblico che i partiti avrebbero dovuto incassare prima della pausa estiva. Avrebbero, appunto. Perché due mesi fa la commissione che si occupa del controllo dei bilanci – istituita dalla legge del governo Letta che elimina progressivamente il finanziamento fino all’azzeramento nel 2017 – si era dichiarata impossibilitata a svolgere le dovute verifiche sui bilanci 2013 e 2014 per mancanza di personale.

Ecco dunque l’ennesimo colpo di spugna: l’emendamento alla proposta di legge presentata dal deputato Sergio Boccadutri (Pd) a firma della collega di partito  Teresa Piccione (Pd), già approvato in commissione e quindi parte del testo approdato in Aula, che permette alle diverse forze che siedono in Parlamento – ad eccezione del Movimento 5 Stelle, che ha rinunciato – di spartirsi una torta complessiva di 45,5 milioni senza alcun controllo sui bilanci. La legge ora, per il via libera definitivo, dovrà passare all’esame del Senato ma ha già provocato la reazione dei grillini, che poco prima della votazione finale hanno sventolato in aula banconote finte da 500 euro, in segno di protesta. 

“E’ un calcio in bocca a chi lavora ogni giorno, la prova che in questo paese le regole valgono solo per gli altri, non per i partiti”, accusa il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. I cui colleghi di partito hanno provato, senza successo, a stralciare fino all’ultimo la norma con un emendamento di Riccardo Nuti. Senza contare che anche la proposta della collega Fabiana Dadone di posticipare – solo per l’anno in corso – il termine per la verifica dei bilanci al 15 dicembre, dando così tempo alla commissione di garanzia di operare i controlli, è stata respinta.

“Siamo di fronte all’ennesima conferma di quanto ripetiamo da sempre: i partiti politici sono privi di ogni credibilità”, accusa Riccardo Fraccaro, M5s, segretario dell’Ufficio di presidenza della Camera. “Infatti, dopo che avevano promesso in campagna elettorale l’abolizione del finanziamento pubblico, prendiamo oggi definitivamente atto che ladri erano e ladri sono rimasti – prosegue il deputato grillino – Di fatto sono riusciti nell’impresa di trasformare il finanziamento pubblico alle forze politiche in un racket, costringendo i cittadini a pagare per alimentare e sostenere il loro sistema clientelare”. Ma non basta: Fraccaro rincara la dose. “Dopo aver incassato, negli ultimi vent’anni, il triplo di quanto hanno effettivamente speso – ricorda – con il provvedimento approvato oggi condonano ogni eventuale irregolarità dei rispettivi bilanci sottraendo alla commissione di garanzia, che loro stessi hanno istituito per legge, la possibilità di svolgere i necessari controlli e verifiche sulle scritture contabili. Insomma, incasseranno il bottino senza rendere conto di quanto dichiarato anche se non dovesse rispondere a verità”.

E non è finita. Perché secondo il deputato del M5S c’è un’altra norma “scandalosa” contenuta nella legge. “Si stabilisce infatti che tutti i dipendenti dei partiti hanno diritto, a differenza dei comuni lavoratori, alla cassa integrazione straordinaria. Una specie di reddito di cittadinanza ad partitum che, invece, dicono di non poter istituire per i comuni mortali per mancanza di fondi. L’ennesima vergogna”.

Di parere diverso, naturalmente, le altre forze politiche. A cominciare da quelle della maggioranza. “Siamo soddisfatti perché con questa legge viene messa in condizioni di efficienza la commissione di garanzia sui rendiconti dei partiti politici”, dice la deputata del Pd, Teresa Piccione. “Si aumenta infatti il numero dei componenti, che potranno dedicarsi in via esclusiva ai compiti di controllo loro affidati dalla legge, consentendo così ai partiti di accedere a quello che rimane dei rimborsi elettorali, che scompariranno nel 2017”. E ancora: “Non è assolutamente vero che questa legge toglie i controlli, né che ristabilisca il finanziamento pubblico”. Sarà.

“La legge sana una situazione oggettiva di fronte alla quale si è trovata la commissione di garanzia per la trasparenza”, spiega invece Sergio Boccadutri, ex tesoriere di Sel passato nel Pd. Il quale non risparmia critiche ai grillini. “Dal M5S abbiamo sentito in questi giorni parole gravi come ‘ladri’, ma soprattutto autentiche falsità: non hanno depositato alcun documento relativo al bilancio e non rispettano quanto previsto dalla legge. Ad esempio non abbiamo alcuna notizia sui finanziamenti privati che il Movimento di Grillo riceve”.

Stessa musica dalla sponda di Scelta Civica. “La politica non può diventare esclusivamente ad uso di una ristretta élite di abbienti o di personaggi che già godono di una certa fama, magari televisiva”, attacca il tesoriere del partito, Gianfranco Librandi: “Il tema da sviluppare deve essere quello di prevedere controlli e verifiche più severe ed efficaci e non la loro totale cancellazione – aggiunge –. Il finanziamento pubblico non è di per sé immorale, lo è l’uso, o magari l’abuso, che se ne può fare”.

Per il capogruppo del Misto alla Camera, Pino Pisicchio, infine, il dibattito intorno alla legge Boccadutri pone un problema complessivo. Un problema antico, per la verità: “Abbiamo la necessità di giungere alla regolamentazione giuridica del partito politico”, afferma. “La piccola legge di oggi sfiora il tema, ma non entra nella dimensione necessaria, quella dell’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione. Quanto poi alla questione del finanziamento pubblico – conclude – resta da capire se l’ipotesi del sostegno esclusivamente da parte del privato non crei condizionamenti e sudditanze pericolose per la democrazia”.

Twitter: @Antonio_Pitoni @GiorgioVelardi

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