Confronto a Otto e Mezzo (La7), nella prima puntata della nuova stagione della trasmissione, tra il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, e Giovanni Floris, conduttore del talk show di approfondimento politico Dimartedì (La7). Il tema del dibattito è incentrato sull’apertura della Germania ai profughi siriani. “Nell’ultima settimana è cambiato tutto” – commenta Travaglio – “con la presa di posizione clamorosa dell’unica statista che c’è in Europa, e forse nel mondo, da qualche anno: Angela Merkel. Magari in politica estera fa grosse cazzate, come quella di lasciar quasi morire la Grecia, però quando si tratta di governare il suo Paese e affrontare le sfide epocali che le si presentano di fronte, è capace di passi da gigante di cui nessun altro dei nani che popolano le cancellerie europee è capace. E tra i nani c’è anche l’Italia“. E aggiunge ironicamente: “Solo Bono Vox poteva credere che la Merkel sia stata insufflata da Renzi. La Merkel non ha bisogno di suggeritori, nel bene e nel male. Il passo clamoroso della Merkel ci dà l’idea della differenza tra uno statista e un politicante“. Floris sottolinea l’importanza enorme della marcia dei profughi da Budapest verso Vienna: “E’ un’immagine forte che ridà dignità all’Europa. Sono quei fatti che succedono e cambiano il mondo. La Merkel, col suo gesto, ha iniziato una rivoluzione del buon senso, ha dato un verso e un senso alla civiltà d’Europa“. Alla conduttrice Lilli Gruber, che evidenza la “vittoria” di Renzi ai fini della decisione europea sulla distribuzione delle quote di migranti, il giornalista replica: “E’ stata molto più netta la Merkel. Anzi, direi che ha quasi vinto la linea della Boldrini“. Travaglio osserva: “La Merkel non risolve nessun problema, come non lo risolve la presa di posizione, altrettanto clamorosa, di papa Francesco e delle Conferenze Episcopali. Ma almeno la Merkel e il papa dicono delle cose che poi succedono. Il dramma della nostra politica è che questa dice delle cose e che, dopo averle dette, non succede niente“. Il direttore de Il Fatto Quotidiano si sofferma sulla svolta inferta dalla terribile immagine di Aylan, il bimbo siriano di 3 anni: “Quel bambino ha dato un volto e un nome a un fenomeno a lungo rimasto senza volto e senza nome. Abbiamo sempre considerato i profughi come se fossero delle mandrie di bestie, tanto che erano una cosa impersonale. Si è sempre parlato di invasione, come quella delle cavallette e dei topi. C’è però un’altra immagine: quella della Merkel che ammonisce una bambina palestinese dicendole che c’è una legge e che chi ha diritto di restare in Germania, resta, altrimenti viene espulso. Quel giorno la Merkel era la reincarnazione di Hitler. In realtà, stava semplicemente affermando un principio che deve essere alla base di tutti gli Stati di diritto, e cioè la legge. Legge che si fa rispettare. E proprio perché la Merkel fa rispettare la legge che può permettersi il lusso di fare questa apertura”. Poi ricorda gli sforzi e gli atti di solidarietà dei siciliani e dei veneti in materia di immigrazione: “Il popolo veneto non è affatto assimilabile a quei 4 baluba che ruttano insulti razzisti, tanto che il Veneto è una regione che ha uno dei massimi tassi di integrazione e di accoglienza. Sappiamo bene che per fortuna l’Italia è un’altra cosa rispetto ai suoi rappresentanti

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