Ci sono più asili nido privati che pubblici, sono cari e non sono sufficienti a soddisfare le richieste che arrivano dalle famiglie. A fornire questa quadro della situazione dei servizi per l’infanzia è l’indagine 2015 di “Cittadinanzattiva”, presentata ieri, che ogni anno rende noti i costi, i posti, le rette fornendo una classifica dettagliata, provincia per provincia. In media la spesa per mandare all’asilo comunale il proprio bimbo è di 311 euro mensili, un costo che incide il 12% sulla spesa sostenuta da una famiglia media italiana ma nella top ten delle regioni, in Valle d’Aosta, si arriva a spendere anche 440 euro ogni trenta giorni. In fondo alla classifica si trova, invece, la Calabria con 164 euro al mese ma va detto che rispetto al 2013/2014, le famiglie calabresi hanno dovuto registrare l’incremento più consistente d’Italia (+18%). Fra le città più care, tra quelle che offrono il servizio a tempo pieno, si confermano Lecco, Sondrio, Belluno, Cuneo, Alessandria, Imperia, Cremona, Trento e Aosta.

Il problema resta tuttavia quello dei posti: troppo pochi rispetto alla richiesta, tanto che solo uno su otto riesce a entrare. La lista d’attesa di chi cerca di tenta è lunga: usufruisce del servizio comunale poco meno del 12% dei bimbi tra 0 e 2 anni. Un bambino su cinque resta in attesa di entrare in un nido pubblico, gli altri devono per forza andare in un asilo privato. E ancora una volta l’Italia si conferma divisa in due, con il privato a farla da padrone soprattutto in Lombardia dove, a fronte di 597 asili pubblici che forniscono 25.145 posti, ci sono più del doppio (1.540) di strutture private che offrono 35.825 disponibilità. Gli asili nido pubblici dall’altro canto sono 3.978 e quelli a titolarità privata 5.372 anche se va detto che i primi hanno più possibilità (162.913) dei secondi (110.666). Complessivamente, su 273.579 posti, il 59% è offerto dalle strutture pubbliche e il 41% da quelle private. Le differenze territoriali tra Nord e Sud sono evidenti ma non solo quelle.

In prima battuta va registrato il fatto che sono le regioni del Nord ad avere il maggior numero di asili nido pubblici: nei primi cinque posti della lista ci sono Emila Romagna (619), Lombardia (597), Toscana (402), Piemonte (370) e Lazio (343). Una situazione che penalizza soprattutto il Sud dove il 46% degli asili sono pubblici e il 54% privati.
Va evidenziato anche che, per quanto riguarda il privato, oltre alla Lombardia al secondo posto c’è il Veneto che ha 629 asili gestiti da società a fronte di soli 291 a regime pubblico. A seguire il Lazio (496), la Toscana (436) e il Piemonte. Interessante osservare che anche la Puglia dell’ex governatore Niki Vendola e ora di Michele Emiliano ha più strutture private (356) che pubbliche (208) così in Sardegna, dove le prime sono 112 e le seconde 203.
“Chiediamo – spiega Tina Napoli, responsabile delle politiche per i consumatori di Cittadinanzattiva – di rilanciare nel dibattito pubblico italiano l’adeguamento alle esigenze, anche economiche, delle famiglie italiane del servizio educativo per la prima infanzia. Ripensare il modello di servizio è urgente per permettere di frequentare l’asilo ad un maggior numero di bambini a costi sostenibili”.

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