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Ingrid Bergman, 100 anni dopo la sua nascita resiste il mito

Il 29 agosto 1915 nasceva l'attrice che fu musa dell'inventore del neorealismo. Un corto, "Viva Ingrid!", la ricorderà alla Mostra del cinema di Venezia

di Fabrizio Basciano
Ingrid Bergman, 100 anni dopo la sua nascita resiste il mito

Oggi, 29 agosto, esattamente cento anni fa, nasceva Ingrid Bergman, secondo l’American Film Institute ha indicato come la quarta più grande star della storia cinematografica. Elegante, raffinata, generosa, Ingrid Bergman ha attraversato il mondo cinematografico del nuovo e del vecchio continente recitando per alcuni dei più grandi registi dell’epoca: da Victor Fleming (Dr. Jekyll and Mr. Hyde, 1941) a Michael Curtiz (Casablanca, 1942), da Alfred Hitchcock (Spellbound [Io ti salverò], 1945 e Notorious, 1946) a Roberto Rossellini (tra gli altri Stromboli (Terra di Dio), 1950 e Viaggio in Italia, 1953), e ancora da Jean Renoir (Eliana e gli uomini, 1956) a Sidney Lumet (Assassinio sull’Orient Express, 1974), da Vincent Minnelli (Nina, 1976) a Ingmar Bergman (Sinfonia d’autunno, 1978). Ottenne 3 premi oscar (Miglior attrice protagonista in Angoscia, 1945, e in Anastasia, 1957, e Miglior attrice non protagonista in Assassinio sull’Orient Express, 1975), 4 Golden Globe, 2 David di Donatello e numerose altre nomination e riconoscimenti vari.

Attrice e “donna imprevedibile”, come la definì Oriana Fallaci, Fallaci, la Bergman sarà ricordata alla 72esima mostra del cinema di Venezia (al via il 2 settembre) nel breve film di Alessandro Rossellini Viva Ingrid!, lavoro su pellicola al quale a ottobre, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, si affiancherà quello teatrale dal titolo Ingrid Bergman Tribute, con la regia di Guido Torlonia e Ludovica Damiani e le voci di Isabella Rossellini e Christian de Sica.

Fu Ingrid Bergman a strappare l’inventore del neorealismo, Roberto Rossellini, alla più grande attrice italiana dell’epoca, Anna Magnani. Fu sempre lei a spingere Howard Hughes (regista, aviatore e produttore cinematografico statunitense impersonato da Leonardo DiCaprio nel film del 2004), che sapeva che avrebbe volato da New York a Los Angeles, a comprare tutti i biglietti disponibili al fine di garantirsene la presenza sul suo aereo privato. Parlava correntemente 5 lingue (in ordine di padronanza linguistica decrescente svedese, inglese, tedesco, francese e italiano) ed esibiva una notevole conoscenza di tutti i Paesi nei quali aveva vissuto. Non aveva paura di invecchiare, disse in un’intervista a Oriana Fallaci, vedeva piuttosto nella vecchiaia vedeva una via verso la libertà interiore: “Con gli anni – spiegò – si impara e quando si è imparato non si ha più paura di sbagliare: si conoscono i risultati”.

Montanelli disse: “Non ho mai visto in vita mia, nemmeno nei film di cui la Bergman è protagonista, una donna così trasparentemente pulita”

“Non ho mai visto in vita mia, nemmeno nei film di cui la Bergman è protagonista, una donna così trasparentemente pulita” disse di lei Indro MontanelliApostolo della depravazione di Hollywood” ebbe a definirla certa stampa americana in coincidenza con la scandalosa separazione dal primo marito (quell’Aron Petter Lindstrom che otterrà l’affidamento della prima figlia, Pia) in favore di Rossellini al quale, dopo tre figli (Robertino, Isotta Ingrid e Isabella), 6 film e 7 anni di matrimonio (1950-1957), preferirà tuttavia il successo e un nuovo amore, l’impresario svedese Lars Schmidt. Una vita fatta di amori e grandi successi, scandali e interminabili code di fotografi, specie quelli italiani, pronti a immortalarla ogni dove: “Accetto i giornalisti, i fotografi. Solo a Roma, a Roma solamente, non li accetto. A Roma è uno strazio. Non è vero che quei fotografi ci sono anche a Parigi, a New York. Solamente a Roma…” raccontava alla Fallaci.

Storiche poi le collaborazioni con alcuni tra i più grandi volti maschili dell’epoca: da Humphrey Bogart (la cui accoppiata è stata giudicata la più romantica nella storia del cinema) in Casablanca a Gregory Peck in Spellbound, da Cary Grant in Notorious e Indiscreto a Gary Cooper (attore col quale, essendo lei alta 175 e lui 190 cm, lavorava volentieri non essendo costretta a togliersi le scarpe) in Per chi suona la campana e Saratoga Trunk. Senza dimenticare infine Anthony Quinn, che ebbe a dichiarare: “I due più grandi talenti con cui ho lavorato sono stati Ingrid Bergman e Anna Magnani”. E oltre alle miriadi di iniziative in tutto il mondo per il centenario dalla nascita, la grandezza di Ingrid Bergman resta scolpita con una stella a lei dedicata sulla Hollywood Walk of Fame.

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