È morto la notte scorsa in Vaticano l’ex nunzio nella Repubblica Dominicana ed ex arcivescovo Jozef Wesolowski (nella foto). L’ex presule polacco, già ridotto allo stato laicale dalle autorità della Santa Sede, era sotto processo penale in Vaticano per atti di pedofilia commessi a Santo Domingo e possesso di materiale pedopornografico. La notizia, data dall’Ansa, è stata confermata subito dopo dalla Sala Stampa della Santa Sede. “Alle prime ore di questa mattina – si legge nel comunicato ufficiale – è stato trovato defunto nella sua abitazione in Vaticano S.E. Mons. Jozef Wesolowski, già nunzio apostolico. È subito intervenuta l’autorità vaticana per i primi accertamenti, i quali indicano che la morte è dovuta a cause naturali. Il Promotore di giustizia ha ordinato un’autopsia, che sarà effettuata oggi stesso e i cui risultati saranno comunicati appena possibile. Il Santo Padre è stato doverosamente informato di tutto”.

La morte di Wesolowski, 67 anni, getta una nuova ombra inquietante sulla Città leonina che rievoca le pagine peggiori della storia recente del più piccolo Stato del mondo: dal caso Estermann, con le morti dell’allora comandante della Guardia Svizzera Pontificia Alois Estermann, della moglie Gladys Meza Romero e della giovane guardia Cédric Tornay, alla vicenda di Emanuela Orlandi, la giovane figlia di un dipendente vaticano misteriosamente sparita nel nulla nel 1983. La prima e unica udienza del processo penale vaticano contro Wesolowski si era tenuta l’11 luglio 2015 ed era durata soltanto 6 minuti. Il procedimento, infatti, era stato subito rinviato perché l’imputato era assente per un improvviso malore ed era stato ricoverato in terapia intensiva in una struttura ospedaliera pubblica di Roma. Un’assenza, però, che fin da subito aveva suscitato numerosi interrogativi.

Cinque erano i capi di accusa contro Wesolowski: detenzione di materiale pedopornografico; pedofilia, in un caso in concorso con il suo assistente ed amante, l’ex diacono Francisco Occi Reyes; ricettazione di materiale pedopornografico; lesioni gravi alle sue vittime adolescenti; condotta che offende la religione e la morale cristiana per aver visitato siti pornografici. Pochi giorni dopo la falsa partenza del processo penale contro l’ex nunzio, ilfattoquotidiano.it aveva raccolto alcune indiscrezioni del breve ricovero di Wesolowski al Policlinico Gemelli di Roma. L’ex arcivescovo era arrivato in stato confusionale a seguito dell’assunzione di farmaci e alcol ed era stato tenuto in osservazione per un banale calo pressorio. Diagnosi quest’ultima poi confermata anche dalla Sala Stampa della Santa Sede. Secondo i clinici non si era trattato però di un tentativo di suicidio. Wesolowski non era mai stato in terapia intensiva, come invece dichiarato dal Vaticano, né in rianimazione, né in codice rosso. Dopo pochi giorni di ricovero, l’ex nunzio aveva lasciato l’ospedale ed era tornato all’interno della Città leonina nella stanza numero 5 del Collegio dei Penitenzieri, dove risiedeva e dove è stato trovato morto. Una struttura che si trova di fronte Casa Santa Marta, la residenza di Papa Francesco.

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