Da Campania, Sicilia e Puglia verso Piemonte, Lombardia e Veneto. Dal Sud al Nord. È ancora presto per capire termini, proporzioni e dettagli precisi del fenomeno. Ma sarà questa la direttrice dell’esodo dei docenti assunti dal piano straordinario de “La buona scuola”, che per stabilizzare 100mila precari chiederà ad alcune migliaia di loro di lasciare tutto e trasferirsi per trovare altrove la cattedra attesa per anni. E al Ministero adesso cominciano anche ad accorgersi di un altro problema: i docenti delle graduatorie potrebbero non bastare per coprire tutti i posti creati dalla riforma, lasciando libere cattedre di sostegno e di materie scientifiche per cui mancano insegnanti.

Le prime indicazioni vengono dai numeri forniti dallo stesso Ministero dell’Istruzione: il prospetto regionale delle 71mila domande d’assunzione arrivate in viale Trastevere, e la ripartizione dei posti disponibile per la “Fase C” del piano straordinario, quella del potenziamento. Le cattedre supplementari create dal governo, che saranno soggette al meccanismo di “mobilità forzata. Ad incrociare le tabelle ci ha pensato il sindacato Anief. Ed il risultato, seppur parziale, è inequivocabile: le Regioni settentrionali sono le uniche dove ci sono più cattedre che insegnanti. Mentre la maggioranza delle 71mila domande d’assunzione proviene dal Meridione.

La disponibilità più ampia è in Lombardia: 8.031 posti a fronte di 6.630 richieste: + 1.401 cattedre. Il saldo è positivo anche in Piemonte (3.660 i posti, 2.623 le domande: +1.037), in Liguria (1.484 posti, 783 domande: +701), in Veneto (4.268 posti, 3.694 domande: +574), e seppur di poco anche in Friuli Venezia-Giulia (1.205 posti, 980 domande: +225) e Emilia-Romagna (3.808 posti, 3.696 domande: +112). Sono queste le Regioni in cui si riverseranno le migliaia di insegnanti del Sud e che hanno fatto richiesta di stabilizzazione: 11.864 in Sicilia, 11.142 in Campania, 6.040 in Puglia, a fronte rispettivamente di solo 5.043, 6.005 e 4.037 posti. Ma i trasferimenti coinvolgeranno per forza di cose anche i docenti di Calabria (differenza negativa di 2.222 tra domande e cattedre), Lazio (-1.925) e Toscana (-992).

In totale, sono circa 20mila su 70mila i docenti che dovrebbero trovare una cattedra lontano da casa. Si tratta in ogni caso di dati e conclusioni parziali: prima di passare alla “Fase C” del potenziamento, ci sono da ridistribuire i posti residui della “Fase zero” e della “Fase A” (sono circa 16mila cattedre, la cosiddetta “Fase B” che dovrebbe concludersi entro la prima settimana di settembre). Già qui ci sarà una prima mobilità, ma il grosso avverrà in seguito, tra ottobre e novembre. Anche perché il dato più significativo e atteso è quello della distribuzione dei posti per singole classi di concorso. Ci sono 2mila cattedre in eccedenza, vero. Ma non è detto che le disponibilità combacino alla perfezione con i docenti inclusi nel piano. Anzi, si è già visto che non è così: un professore di geografia della Sicilia non può essere assunto in Veneto, se lì serve un insegnante di chimica.

Le prime ricognizioni effettuate dal Ministero vanno proprio in questa direzione: sul sostegno e su materie scientifiche (in particolare matematica alle medie) i precari in GaE e Gm non sono sufficienti. Alcuni posti resteranno scoperti, anche perché non tutte le 71mila domande pervenute sono valide: 3mila sono già state evase con la stabilizzazione nelle prime fasi, 10mila sono di docenti dell’infanzia per cui per al momento non ci sono posti (il discorso è rinviato alla riforma in cantiere del ciclo 0-6 anni). Di queste variabili il Miur era consapevole, ma intanto il numero delle richieste è già sceso sotto quota 60mila. Solo con la ripartizione per classi di concorso si potrà capire chi dovrà trasferirsi e dove. E anche quante saranno effettivamente le assunzioni. Difficilmente si arriverà davvero a 100mila, la cifre messa nero su bianco dal governo Renzi.

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