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Diario di una escort: 10mila dollari per 13 giorni di lavoro. Dal numero di clienti ai giovani vergini, la storia di Sarah Greenmore

Occhioni azzurri, biondo non proprio naturale con punte tinte di rosso, 100-60-90 che non lascia dubbi sulle sue doti fisiche, la bella Sarah lavora in Nevada al Moonlite Bunny Ranch di Reno, la città della Folsom Prison Blues di Johnny Cash, dove la prostituzione è legale. La sua uscita pubblica è avvenuta sul sito Reddit dove ha risposto a domande di curiosi in rete per combattere “le false informazioni sul settore”

di Davide Turrini

Confessioni di una prostituta. La gola profonda del “segretissimo” mondo dei bordelli si chiama Sarah Greenmore. Occhioni azzurri, biondo non proprio naturale con punte tinte di rosso, 100-60-90 che non lascia dubbi sulle sue doti fisiche, la bella Sarah lavora in Nevada al Moonlite Bunny Ranch di Reno, la città della Folsom Prison Blues di Johnny Cash, dove la prostituzione è legale. La sua uscita pubblica è avvenuta sul sito Reddit dove ha risposto a domande di curiosi in rete per combattere “le false informazioni sul settore” che vengono continuamente dette e scritte in giro.

Un Q&A fittissimo dove la Greenmore ha toccato parecchi temi del suo lavoro. Intanto lo stipendio. E si va a spanne: circa 10mila dollari in 13 giorni di lavoro. Numero di clienti in una sera? Difficile fare una media, dice la ragazza: “Talvolta sono zero, altre volte sette in una notte”. Sarah, di cui si conoscono le generalità della professione ma non i dati personali, quindi se ne azzarda l’età attorno ai 28-30 anni, lavorava in una spa dove si facevano massaggi, saune e aerosol, ma, come dice lei, “non si guadagnava granché”. Ecco allora aprirsi per lei le porte del Moonlite Bunny Ranch, reso celebre dalla serie della HBO, American Undercover.

Tra le domande più lette su Reddit, come riporta il sito del Daily Mail, c’è la questione tabù delle clienti di sesso femminile. Ma la Greenmore non si è di certo tirata indietro: “Le donne sono molto meno propense a venire qui rispetto agli uomini, ma ce ne sono comunque parecchie – ha spiegato -non sono sempre in cerca di sesso, spesso vogliono divertirsi o creare una situazione di intimità”.

Sarah ha poi spiegato, a chi le chiedeva se il suo lavoro le crea problemi nelle relazioni sentimentali, che è stata tre anni con una porno star e che si sono poi divisi “non per la natura del nostro lavoro, ma per i problemi che lo circondano”; poi ha aggiunto che in questo momento “non ha molta voglia di fare uscite con qualche nuovo corteggiatore”.

Altro tema caldo, l’uso del preservativo. E ci mancherebbe altro. “Ho una regola rigida e mi rifiuto di avere rapporti sessuali senza preservativo. La mia sicurezza, e quella dei miei clienti, è prioritaria rispetto a qualsiasi orgasmo. Fine della discussione”. Un aneddoto in materia aiuta a ricordare che il puritanesimo statunitense fa capolino anche dove il sesso a pagamento è consentito: una volta un ragazzo di un college ha tentato di farlo senza protezione, e lei l’ha talmente redarguito che alla fine lui si è pentito tanto da lasciarle sul comodino 400 dollari a titolo di scusa. Infine il capitolo dei giovani vergini, proprio come nei racconti d’antan dei nostri nonni dei postriboli pre legge Merlin: “Ne vengono tanti e spesso fuori orario di lavoro. La durata? Durante l’orario di lavoro un minuto e mezzo; fuori orario: venti secondi”.

Il boss del Moonlite Bunny Ranch è Dennis Hof, proprietario di altri sette bordelli in Nevada. Aperto nel 1955 con gli stessi scopi attuali, il Moonlite dagli anni settanta ha ottenuto un autorizzazione per la sua attività. In Nevada la prostituzione è legale in 12 delle 17 contee dello stato e come capita spesso nell’accavallarsi gerarchico delle leggi americane per ora proprietari e prostitute dei bordelli pagano le tasse federali ma non quelle statali. Nel 2013 i bordelli legali erano 19, tutti sottoposti a rigide norme sanitarie testate ogni settimana per la gonorrea, la clamidia trachomatis; e mensile per l’HIV e la sifilide.

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