Non si placano le polemiche tra Lega Nord, l’Associazione degli alpini e il sindaco di Cison di Valmarino (provincia di Treviso) contro la diocesi di Vittorio Veneto. Al centro un verso della preghiera dell’alpino: “Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana”. Sabato scorso, durante la messa dell’Assunta, in una chiesetta sul Passo San Boldo, costruita nel Trevigiano proprio dagli alpini di Tovena non è stata letta la tradizione preghiera ed è stato chiesto di non leggere o modificare il verso. Una richiesta, legata alle polemiche sull’immigrazione, che ha provocato sconcerto tra le “penne nere”: il gruppo locale dell’Ana al termine della messa si è riunito nel piazzale davanti alla chiesetta e ha letto, per tutta risposta, la preghiera, integralmente. Le “penne nere“, ricordano i dirigenti, sono armate “di fede e di amore” come si legge nel testo scritto circa 80 anni fa, in tempo di guerra.

Tra i primi a raccogliere la polemica il segretario della Lega Nord Matteo Salvini ha rincarato la dose dalla propria pagina Facebook. “La diocesi di Vittorio Veneto ha proibito la lettura di questo brano alla fine della messa al Passo San Boldo, tra Treviso e Belluno. Le Penne Nere giustamente hanno protestato. Sono sempre più sconcertato da ‘certi vescovi’. W gli Alpini”. In questi giorni la Lega Nord con il suo leader conduce una polemica a distanza con la Cei sull’immigrazione.

VIETATA la Preghiera dell’Alpino a Messa!Pazzesco.La Diocesi di Vittorio Veneto ha proibito la lettura di questo brano…

Posted by Matteo Salvini on Lunedì 17 agosto 2015

Un’iniziativa, quella di censurare la preghiera in chiesa, che è stata criticata anche dal sindaco di Cison di Valmarino, in provincia di Treviso: “Disapprovo in maniera assoluta ed esprimo tutto il mio sostegno agli alpini che, a mio avviso con ragione si sono irritati”, ha commentato Cristina Pin all’Adnkronos. “La chiesetta in questione – ha evidenziato il sindaco – è stata costruita proprio dagli alpini negli anni settanta. E non comprendo perché il parroco non ha acconsentito alla lettura in chiesa se non modificata e gli alpini non l’hanno voluta recitare modificata, o integrale e originale come è, oppure niente”. Per questa ragione il primo cittadino si è detto pienamente concorde  “con loro perché questa preghiera racchiude tutto ciò in cui essi credono fermamente”.

Il vescovo di Vittorio Veneto, monsignor Corrado Pizziolo, oggi ha chiarito la posizione della propria diocesi: “Non ho emanato, nella mia diocesi, nessuna indicazione sul fatto di leggere o non leggere o come leggere la preghiera degli alpini”. Pizziolo poi si è concentrato sul tam tam mediatico: “La stampa parla di proibizione di leggere la preghiera degli alpini, di censura e così via. In realtà – chiarisce il vescovo – il sacerdote celebrante, un padre Servita da poco giunto in diocesi, si era limitato a chiedere la sostituzione delle parole ‘armi’ con ‘animi’ e ‘contro’ con ‘di fronte’. Questo non è stato accettato dai responsabili che hanno deciso di far leggere la preghiera all’esterno della chiesa”.

Un’altra polemica tra la diocesi e la Lega in Veneto era nata a fine luglio: con la lettera aperta dei vescovi di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, e Treviso, Gianfranco Agostino, in cui si ricordava “ai cristiani e agli uomini e donne di buona volontà” che “l’accoglienza è un dovere cristiano”. Il governatore Luca Zaia aveva risposto: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Aggiungendo che almeno due immigrati su tre “non sono veri profughi“, e chiedendosi se “i vescovi hanno dato tutto quello che potevano dare”. “I seminari sono tutti pieni di immigrati e di profughi?” si era domandato.

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