“Questa retorica della società civile da contrapporre al partito (come se il Pd fosse la società incivile) per me è insopportabile”. Matteo Renzi risponde ai lettori nella sua rubrica settimanale su “l’Unità”e difende la scelta dei consiglieri neoeletti nel cda della Rai. Ormai lontana l’epoca del ritornello rottamatore “fuori i partiti dalla Rai”, il presidente del Consiglio dice di non avere dubbi: il suo spin doctor Guelfo Guelfi, l’ex viceresponsabile cultura Rita Borioni e l’ex segretario del sindacato giornalisti Fnsi Franco Siddi, ma anche il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto (già presenza fissa della Leopolda) sono una buona idea “e lavoreranno meglio dei loro predecessori”. Poco importa se la Borioni, intervistata dal Messaggero ha detto “digitale? satellite? Io non so, mi occupo di cultura”, o se molti di loro sappiano poco o nulla di televisione. Dopo le tante polemiche da più parti per la lottizzazione dei partiti che si sono spartiti ancora una volta le poltrone, il presidente del Consiglio si rivolge ai militanti Pd che scrivono al quotidiano da poco tornato in edicola. “Non è che se uno non si è mai iscritto a un partito è società civile e invece chi fa il militante alle feste dell’Unità o ha una tessera in tasca è incivile”.

Il paragone che ha infastidito Renzi è quello con il suo predecessore Pier Luigi Bersani. Nel 2013 infatti, quando era stata la volta di indicare i nomi del Pd per il cda Rai, l’ex leader aveva convocato associazioni e società civile perché dessero la loro opinione. Da quelle consultazioni erano nate le candidature di Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi. Un metodo quello di Bersani che non è stato seguito da Renzi e che anzi il segretario ha più volte condannato. “Per anni”, continua il presidente del Consiglio su l’Unità, “anche i nostri leader hanno fatto passare questo messaggio, persino nel Cda della Rai dove si sono scelte persone non esperte di comunicazione che avevano come grande merito essere appoggiate da movimenti e associazioni di società civile. Apro una parentesi: sono il segretario del più grande partito politico europeo: non mi vergogno della mia gente, chiaro? O continuiamo con il meccanismo del passato per cui chi viene dai movimenti e dai girotondi è per definizione più bravo di chi sta nei circoli o prende la tessera? Ma davvero vogliamo continuare a gettare la croce su chi ha come unico torto quello di iscriversi a un partito politico?”.

L’accusa arrivata da più parti è che i nomi eletti dal Pd nei giorni scorsi non abbiano esperienze legate al mondo della televisione e quindi non possano essere all’altezza dell’incarico. “Credo che i tre nomi”, conclude il segretario Pd, “siano professionisti capaci nel mondo della comunicazione, dell’informazione, della cultura. Che sono poi i tre aspetti prioritari per il Consiglio d’Amministrazione della Rai. Faranno meglio di chi li ha preceduti. Questo sul fronte partito ma vale anche e soprattutto per il governo. Noi abbiamo indicato per la prima volta nella storia recente della Rai figure di vertice che vengono entrambe dalla televisione: Monica Maggioni, giornalista, e Antonio Campo Dall’Orto, manager di aziende televisive anche a livello internazionale. Prima di tutto viene la competenza, dunque. E la Rai deve essere messa in condizione non solo di essere risanata sui conti, come è stato fatto, ma anche di essere rilanciata sui contenuti”.

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