La Lega presenta da sola 510.293 emendamenti su 513.450 (99,3%), seguono Forza Italia (1.075) e Sel (1.043). Un migliaio ancora dagli altri gruppi, 61 al Pd. E’ il muro più alto di pratiche ostruzionistiche della Repubblica, record nazionale. E il governo che fa di fronte al tentativo di trasformare la Commissione in una “palude”? Alla valanga risponde il sottosegretario per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento: “L’8 settembre la Commissione – dice Luciano Pizzetti al fattoquotidiano.it – dovrà formulare i pareri di conformità degli emendamenti, stabilire se così come sono espressi rendono il testo uscito dalla Camera sostanzialmente o formalmente conforme a quello uscito dal Senato. Se c’è una conformità sostanziale, una serie di articoli non potranno essere emendati, perché i testi sono sostanzialmente identici. Se invece la conformità è solo formale allora è chiaro che l’emendamento si allarga ed estende assai. Ma è evidente che questa marea di emendamenti è una cosa assolutamente inusuale e mai vista. E’ anche una forma di oltraggio al buon senso. Siccome le riforme vanno fatte, non è possiamo rimandarle alle calende greche, quindi o ritirano un bel pezzo di emendamenti in commissione o è del tutto evidente che i capigruppo di maggioranza il tema se lo dovranno porre”.
Pizzetti invita ai capigruppo in commissione Affari Costituzionali alla ragionevolezza. “ Alla fine gli emendamenti numerosi sono quelli della Lega che sono centinaia di migliaia, una cosa a dir poco ridicola. Poi ce ne sono un migliaio a testa per Sel e Forza Italia. Il problema non è quanti emendamenti si presentano, ma su quanti si chiede poi di concentrare l’attenzione. Ad esempio se Fi chiede di concentrarla su 10 anziché su mille e passa e così Sel è un conto. Se invece dobbiamo valutarne 500mila è chiaro che siamo in presenza di azione ostruzionistica e a questo punto i capigruppo di maggioranza se lo dovranno porre. Non è che il Senato si può trasformare in una palude”.
Se però la situazione non si sblocca la soluzione diventa obbligata. “C’è questa marea enorme di emendamenti. Il governo non può far nulla, ma è chiaro che la commissione dovrà valutarli. E se non è in grado di deliberare non è che possiamo andare in aula nel 2018. Per cui a un certo punto saranno i gruppi parlamentari e i presidenti dei gruppi che dovranno porre la questione se procedere in questo enorme lavoro senza fine in commissione o se chiedere di andare direttamente all’aula. E questa, paradossalmente, sarebbe una facilitazione per l’azione riformatrice del governo”.
Calderoli ne aggiunge però 6,5 milioni in aula, come reagirà allora il Governo? Pizzetti esclude tassativamente il ricorso al voto di fiducia. “Renzi stesso lo ha escluso, non possiamo mettere la fiducia su un testo di riforma costituzionale. Solo delle menti folli possono pensarlo. Sarebbe un unicum, la democrazia ha le sue regole. Forzarle è un conto, metterle sotto i tacchi è un altro”.
Il discorso scivola poi dal muro degli emendamenti a qui pochi (ma insidiosissimi) 17 presentati da esponenti della maggioranza dem. La lingua di Pizzetti batte dove il dente duole: “Il testo che è in itinere fa molto riferimento a tutta l’elaborazione del centrosinistra, a partire dal 1996, dall’Ulivo in avanti che parla di un “Senato delle regioni”. Che improvvisamente si debba cambiare percorso in nome di non so cosa, la legge elettorale? Cioé lo scambio qual è? Che se cambi la legge elettorale e dai il premio di coalizione allora ti dò l’okay al Senato delle regioni? Mi sembra una cosa non alla portata…. Bisogna capire se lo spirito dei costituenti aleggia davvero su questo Senato, o se si fa solo una battaglia politica di piccolo cabotaggio che mira a mettere in difficoltà la maggioranza”.
La discussione si riapre a settembre. Con quali passaggi? “L’8 settembre vengono dati i pareri. Il punto delicato è l’espressione dei pareri sulla base del fatto che l’emendabilità di alcuni articoli che dovranno rispondere alla domanda: la doppia conforme è sostanziale o è formale? Se è sostanziale una serie di articoli non possono essere emendati, perché il testo che perviene alla Camera è pressa poco identico a quello del senato. Se invece è formale allora è chiaro che l’emendabilità si allarga e si estende assai. Sino al punto, se dovesse essere così interpretata, che anche pezze di articoli solo lambiti possono essere nuovamente emendati, ma saremmo al gioco dell’oca per cui si torna sempre al gioco di partenza”.
Se l’opposizione erige un muro il Governo cosa chiede? “Il testo del Senato è molto cambiato. Tutti i costituzionalisti, divisi anche su molte cose, su questo punto convergono: il lavoro fatto dalla Camera ha peggiorato il testo. E quindi è del tutto evidente che un lavoro va fatto. La doppia conforme del testo Camera-Senato non è neanche immaginabile. Occorre intervenire per migliorare gli interventi fatti dai deputati in senso largamente peggiorativo. Sia sul fronte dell’istituto delle garanzie, sia su quello dell’impianto generale con la funzione giusta del nuovo senato”. Insomma, l’anniversario dell’Armistizio d’Italia per la riforma si annuncia quanto mai armato.