La vicenda è complessa ma la sostanza è semplice: gli ecologisti croati hanno incassato una vittoria riuscendo, con la loro campagna “Sos per l’Adriatico” a far fare un passo indietro di buonsenso ai poteri favorevoli alle trivellazioni. Pare infatti che l’opposizione al petrolio sia ormai molto diffusa nel Paese; insomma sembra cambiato il “sentire comune”. Gli aspetti di questa vicenda sviluppatasi nell’ambito ambientalista sono duplici: da un lato la capacità (seppur indotta e “spintanea” più che spontanea) di un Governo di rivedere le sue posizioni, di leggere i numeri e rispettare la percezione popolare, al punto da cambiare verso. Fosse anche magari solo per finalità elettorali ma invertire il senso di marcia è “tanta roba”.
L’altro fronte invece riguarda la determinazione – che ha generato a sua volta autodeterminazione – di una campagna vera e di comprovati contenuti come quella svolta dagli ecologisti nostri vicini.
Da noi nel frattempo il decreto legge “Sblocca Italia” ha promosso le trivellazioni e lo stoccaggio di CO2 e di metano nel mare Adriatico e nel mare Jonio. Gli esperti dicono:”Non senza conseguenze sull’ecosistema del Mediterraneo e magari anche sul turismo”.
Ecco il punto: la parola
turismo, la realtà turismo per l’Italia come evidenzia uno studio (
http://www.enit.it/en/studies-and-research.html) realizzato da ENIT (Ente nazionale del turismo) è qualcosa di cui si dovrebbe tenere conto quando si pensa ai progetti politici e industriali di medio e lungo corso, ma forse l’unico obiettivo di impegno a medio-lungo termine in questo paese è il mantenimento del proprio scranno, costi quel che costi.
Tornando ai grafici e alle tabelle di ENIT invece si evidenzia ad esempio che sussistono solo 10 punti percentuali di differenza tra gli stranieri che arrivano sollecitati da interesse storico e artistico (34%) , rispetto a coloro che scelgono l’Italia per le sue località marine e i suoi mari (24%).
Nel panorama internazionale poi il nostro paese è al quinto posto per gli arrivi e al settimo per gli introiti. Segno che si può ancora migliorare. Parecchio, soprattutto in questa estate in cui la grande azienda del turismo italiano vacilla, poggiata su piedi fragili e d’argilla.
Un esempio per tutti: Pompei sull’orlo, già da anni per la verità, di un collasso sul piano del mantenimento strutturale è anche ostaggio delle proteste di chi ci lavora. Ognuno ha le sue ragioni, ma chi paga dazio sono i turisti che arrivano dal mondo. Più ci si trova a girare l’Italia e più aumenta la consapevolezza che il suo patrimonio storico-monumentale e di bellezze naturali non può essere replicato come fanno i bambini in spiaggia, giocando con le forme in plastica che riempiono di sabbia e capovolgono sulla battigia.
Nulla è eterno, tanto meno se mal conservato e straccionato. Distrutto quello che abbiamo, ci attaccheremo al tram. Sperando che qualcuno nel frattempo, ratto ratto, non abbia tolto le rotaie.