Matteo Salvini attacca ancora Papa Francesco. E ancora una volta lo fa sul tema dei migranti. “Respingere i clandestini un crimine? No, un dovere. Sbaglio?” così scrive il segretario della Lega Nord sulla sua pagina Facebook in polemica con il pontefice. Bergoglio ha incontrato in Vaticano 1500 ragazzi del Movimento eucaristico giovanile in Vaticano. Parlando del popolo musulmano dei Rohingya in fuga dalla Birmania in Oceano Indiano ha colto l’occasione per condannare chi respinge i migranti: “Questo è un atto di guerra, questo si chiama violenza, si chiama uccidere”.

“I Rohingya – ha ricordato Papa Francesco – sono stati cacciati da un paese, poi da un altro, poi da un altro ancora e vanno sul mare. Quando arrivano in un porto o in una spiaggia, danno loro un po’ d’acqua e un po’ di cibo e li ricacciano via, sul mare. Questo è l’esempio di un conflitto non risolto, questa è guerra, questa si chiama violenza omicida”.

Non è la prima volta che il segretario del Carroccio critica le parole di Papa Francesco. A giugno, il pontefice si limitò “a chiedere perdono per le persone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente che cerca vita, una famiglia, che cerca di essere custodita”. Un appello pronunciato davanti a 15mila persone che si trovavano in piazza San Pietro in occasione della Giornata mondiale del rifugiato. Ma Salvini si sentì chiamato in causa e rispose piccato ai microfoni di Radio Padania: “Quanti rifugiati ci sono in Vaticano? Il problema è che i rifugiati sono un quarto di quelli che arrivano, noi non abbiamo bisogno di essere perdonati”.

Un mese dopo, espresse il proprio disgusto non per le parole ma per un gesto di Bergoglio. L’oggetto del contendere quella volta era il crocefisso su falce e martello donato dal presidente Evo Morales al Papa durante il viaggio nel suo Sud America fra Ecuador, Bolivia e Paraguay. “Io non sono rimasto incuriosito, sono rimasto schifato”, commentò Salvini: “Adesso va bene tutto, però sorridere, rivendicare, me lo porto a casa è un’offesa a chi in nome di quel simbolo ci ha lasciato la vita”.

Mentre per Papa Francesco non c’era niente di vergognoso in quella scultura: “Per me non è stata un’offesa, lo porto con me”, disse durante il viaggio di ritorno in aereo. Perché Bergoglio conosce bene la storia di quel Cristo, disegnato da padre Luis Espinal Camps, gesuita ucciso il 22 marzo 1980 durante la dittatura nel Paese e a cui il Papa ha voluto rendere omaggio proprio durante la sua tappa in Bolivia.

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