Dopo tredici mesi di gestione commissariale e a poche settimane dall’insediamento del nuovo consiglio di amministrazione, arriva per Enit il nuovo piano di organizzazione del personale. Il provvedimento, firmato lo scorso 20 luglio dal commissario Cristiano Radaelli e di cui ilfattoquotidiano.it ha potuto prendere visione (leggi qui il documento), non prevede rivoluzioni copernicane, ma un riassetto funzionale dell’ente deputato a promuovere il brand Italia sui mercati del turismo internazionale. L’agenzia, trasformata come noto in ente pubblico economico, continuerà a essere vigilata dal ministero dei Beni culturali, ma assumerà una veste organizzativa di stampo privatistico.

Vengono individuate tre principali aree operative (Business Strategies, Comunicazione e Prodotti) guidate da otto dirigenti e nelle quali opereranno 140 addetti (contro i circa 80 attuali), in parte assorbiti da Promuovitalia – messa in liquidazione – come prevede un atto firmato la settimana scorsa da Radaelli (leggi qui l’atto). Avrà un ruolo centrale l’area comunicazione che, come si legge nel documento, “coordinerà tutti gli aspetti di comunicazione per promuovere l’Italia nel mondo”, in particolare utilizzando massicciamente gli strumenti digitali e i social network. Nella lista delle posizioni previste figurano specialisti della comunicazione digitale – digital marketing manager, website manager di italia.it, data mining specialist, search engine optimization specialist, fino al web content manager e al web engine marketing specialist – ed è chiaro l’intento di scommettere molto sulla rete.

Un ulteriore elemento di novità è rappresentato dalla costituzione di una divisione ‘prodotti’ che, in raccordo con le Regioni e gli operatori turistici, promuoverà i territori, l’offerta turistica e le diverse linee di prodotto, attraverso una struttura di product manager. Mutuando in parte il modello emiliano-romagnolo, messo in piedi dall’ex governatore Vasco Errani e che dal 1998 si fonda su un sistema di promo-commercializzazione articolato in città d’arte e cultura, mare, appennino, terme e wellness.

Dal piano emerge anche la volontà di ridare dignità all’Osservatorio nazionale sul turismo (Ont), da tempo in stato di abbandono e che dovrebbe rappresentare in prospettiva un supporto scientifico alle scelte di strategia digitale e alle analisi degli scenari del settore. Un capitolo a parte viene poi dedicato alle sedi estere della nuova Enit, che da tempo sono nel limbo per la scelta fatta nei mesi scorsi dal commissario di far rientare i rispettivi responsabili. La nuova rete estera, che sarà costituita da personale assunto localmente e non più dai cosiddetti onerosi distacchi, prevede 16 sedi. Che saranno suddivise tra direzioni di area, come New York, Parigi, Francoforte, Mosca, Tokyo, Pechino, San Paolo, e semplici agenzie, come quelle previste a Los Angeles, Toronto, Madrid, Londra o Stoccolma.

Sulla falsariga di quanto avviene in agenzie di promozione turistica estere, viene introdotta la funzione del ‘fundraising‘, che avrà come compito quello di attrarre investimenti italiani ed esteri e di aumentare così il budget a disposizione dell’ente. Che, vale la pena ricordare, in questo momento è pari a poco più della metà dell’appannaggio di Atout France e un terzo di quello di Turespana e Visit Britain.

Parrebbe insomma che ci siano le premesse, almeno dal punto di vista delle strumentazioni organizzative, perchè l’Italia tenti di agganciare pienamente il trend di crescita del turismo mondiale, solo in parte intercettato dal nostro Paese. Sullo sfondo di tutto ciò il ricorso per l’azzeramento del nuovo statuto presentato al Tar del Lazio da un gruppo di dipendenti Enit (leggi il ricorso) lo scorso 28 luglio. Se accolto, bloccherebbe ogni ipotesi di trasformazione messa in cantiere.

@albcrepaldi

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