“Carbone cerca del maalox”. “Sei meglio come farmacista”. “Ce la faremo anche senza Speranza”. “Siamo tutti malati di mente”. Non sarà il Vietnam, ma poco ci manca. Mentre Matteo Renzi vola in Giappone per visite ufficiali e pubbliche relazioni, nel Partito democratico è tutti contro tutti, rompete le righe e chi più ne ha più ne metta senza esclusione di colpi. E se fino a qualche mese fa lo scontro era sui contenuti, ora siamo arrivati agli sfottò in rete: da una parte i difensori a oltranza della linea del segretario nonché presidente del Consiglio, dall’altra la minoranza che non riesce a trovare pace. Sarà che la noia pre-vacanze estive (il Parlamento chiude a fine settimana per 21 giorni minimo) non risparmia nessuno, sarà che l’ultima settimana in Aula vede l’ennesimo voto di fiducia sul dl Enti locali, sarà che il partito è spaccato su riforma Senato-riforma Rai e tanto altro ancora, ma ormai ogni sbuffo è uno spunto per dare il via alla battaglia. Tanto che tra i cento litiganti, il terzo gode: “Non sanno fare altro che discutere”, ha detto il deputato Luigi Di Maio, “se ne vadano a casa, hanno scambiato il Parlamento e il governo per una riunione di condominio”.

L’ultimo motivo valido per la zuffa lo ha dato Renzi che nelle scorse ore ha annunciato lotta dura al Senato contro i dissidenti: “Palazzo Madama non sarà il Vietnam“, ha fatto sapere ai suoi. Così gli onorevoli della minoranza si sono subito risentiti, perché trattati come banali disertori e sabotatori della salvezza del Paese. “Ormai siamo diventati l’ufficio stampa del segretario”, ha detto Alfredo D’Attorre a il Fatto Quotidiano. “Gli aut aut sono irricevibili”, ha ribadito al Tg3 il deputato Roberto Speranza, “non si può dire: o questa riforma o si consegna il paese a Grillo”. Il bersaniano e leader della minoranza ne sa qualcosa: si è dimesso dal ruolo di capogruppo quando Renzi decise di mettere la fiducia all’Italicum a Montecitorio. Anche se poi il provvedimento è passato comunque. “Nessun Vietnam, ma neanche ordini dall’alto calati punto e basta. Se il Parlamento non è il passacarte della magistratura non deve essere neanche per il governo”.

In assenza di Renzi, la risposta ufficiosa a Speranza è arrivata dal deputato Ernesto Carbone, in qualche modo incaricato della difesa del renzismo in Transatlantico: “Il contributo di Speranza”, ha scritto su Twitter, “alle riforme Costituzionali? Sarà altrettanto determinate come quello che ha dato alla legge elettorale”. Ma non era solo a oziare in rete perché poco dopo gli ha risposto il senatore della minoranza Pd Miguel Gotor: “Mi dicono che Ernesto Carbone cerca del maalox…Mi guardi a Saigon quale farmacia è aperta? Grazie”. Il bersaniano a proposito citava infatti un tweet dell’ex direttore di YouDem Chiara Geloni (“Oggi Repubblica ha messo Vietnam in tutti i pezzi, anche in quello sugli orari delle farmacie di turno”). Colpo inaspettato a cui Carbone non ha potuto evitare una risposta: “Grazie Gotor, ma se continui con questi tweet di così alto profilo si ricorderanno di te più come farmacista che come senatore”.

Ma non c’era solo Carbone sulla trincea a proteggere il presidente del Consiglio. Il senatore Corradino Mineo intervistato da Repubblica ha detto che “uno sano di mente invece di attaccare ci direbbe grazie”. Cascasse il mondo. I renziani offesi e schierati hanno respinto ogni accusa: “Hai ragione, compagno Mineo”, ha scritto su Facebook il vicecapogruppo al Senato Giorgio Tonini, “non mi resta che fare pubblica autocritica. In effetti, la mia salute mentale deve essere irreversibilmente compromessa. Ho pensato e tutt’ora penso, infatti, che il combinato disposto dell’Italicum col ddl Boschi ci dia, non un ‘uomo solo al comando’, ma solo un chiaro e certo vincitore delle elezioni, depositario di un altrettanto chiaro mandato popolare a governare”. E poi naturalmente, in chiusura di una giornata difficile per la politica non poteva mancare il renzianissimo Andrea Marcucci, che su Twitter: “Le parole sono importanti, un giornalista come Corradino Mineo dovrebbe saperlo. Basta con gli insulti”.

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