“Ignoravo totalmente che il leone fosse conosciuto e fosse il preferito del parco”. Si è scusato così Walter Palmer, dentista americano di 55 anni, accusato di aver ucciso il leone Cecil, simbolo del Parco nazionale Hwange in Zimbabwe, durante una battuta di caccia “non autorizzata”. L’animale è stato attirato con un’esca al di fuori dei confini protetti per essere prima ferito con una freccia e del veleno e poi essere finito con un fucile dopo 40 ore di agonia. L’esemplare di 13 anni è stato anche decapitato e scuoiato, “trofei” confiscati dalle autorità. Il turista, che avrebbe pagato fino a 50mila dollari per organizzare la spedizione, ha attribuito la colpa alle due guide locali che non lo avevano informato della situazione. Palmer e i complici rischiano fino a 15 anni di carcere.

Intanto in rete esplode la protesta e si esprime timore per i cuccioli del leone: con la sua morte, Jericho, il nuovo maschio dominante del Parco, potrebbe uccidere tutta la sua prole. Su Petition Site è stata lanciata una petizione online che chiede giustizia e si appella al presidente Mugabe affinché fermi i permessi di caccia che consentono ai turisti di dedicarsi a questa attività: in poche ore ha già raggiunto quasi 300mila firme. La pagina web dello studio dentistico di Palmer è stata inondata da insulti da attivisti e utenti del web indignati per l’accaduto. Volantini e biglietti ingiuriosi sono stati recapitati anche sulla porta di ingresso dello studio. Anche sui social network, Twitter in particolare, sono migliaia i post di indignazione degli utenti, non solo attivisti, e l’hashtag #CecilTheLion è arrivato in testa agli argomenti di tendenza.

L’esemplare, ucciso intorno al primo luglio, era ritenuto un simbolo dello Zimbabwe e dal 1999 i suoi spostamenti erano monitorati dai ricercatori dell’University of Oxford attraverso un gps. “Non sapevo nemmeno che avesse sul corpo il segnalatore e fosse oggetto di studi prima della fine della caccia”, ha aggiunto. Palmer, che vive a Eden Prairie nella periferia di Minneapolis in Minnesota, era già stato condannato in passato per avere sparato a un orso nero in Wisconsin, e ha annunciato le sue scuse in un comunicato dopo l’identificazione da parte delle autorità dello Zimbabwe. “Sono profondamente rammaricato per la morte di questo leone. Adoro e pratico con responsabilità questa attività, sempre nel rispetto della legalità“, ha chiarito nella nota Palmer. In una nota congiunta la Zimbabwe national parks and Wildlife authority e la Safari operators association hanno evidenziato che si è trattato di un atto contrario alla legge perché il proprietario della fattoria, in cui è avvenuta l’uccisione, non aveva un regolare permesso di caccia.

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