Nella vita di tutti i giorni sono persone come tante altre, ma nelle fiere e nelle convention a tema si trasformano con sorprendente destrezza in eroi e protagonisti di film, fumetti e cartoni animati, e tra pochi giorni proprio grazie a questa loro abilità rappresenteranno l’Italia in Giappone. Luca Buzzi e Manuel Capitani, 35 e 24 anni, fino al 2 agosto 2015 saranno a Nagoya per partecipare al Wcs – World Cosplay Summit, il campionato mondiale del cosplay, ossia l’arte di interpretare, riproducendo abiti, movenze e gestualità, personaggi immaginari tratti da fumetti, videogiochi, opere cinematografiche o di animazione.

Entrambi cosplayer da una decina di anni e residenti a Milano, Luca ingegnere informatico e Manuel character artist 3d per videogiochi, sono stati selezionati lo scorso ottobre da una giuria di esperti durante la fiera Romics a Roma, battendo le altre coppie italiane in concorso con un’esibizione tratta dal secondo film di animazione giapponese Evangelion, con tanto di robottoni dentro cui muoversi ed effetti speciali. Un progetto che riporteranno, ampliato e migliorato, anche nel contest di Nagoya, il più importante a livello internazionale proprio perché si svolge nella terra dove il fenomeno del cosplay (parola che viene dall’unione dei termini inglesi costume e play) è nato e si è diffuso in tutto il mondo, e dove ogni anno sono chiamati a gareggiare a suon di costumi e show oltre venti nazioni dall’America alla Cina, dall’Australia alla Francia. “Per me il cosplay è sempre stato un hobby – spiega a FQ Magazine Luca, che nel 2010 è già stato campione mondiale al Wcs – sin da quando ero piccolo a Carnevale ho sempre cercato di fare un costume che fosse curato e originale, e il cosplay permette di fare di più e di manifestare in modo creativo la passione per un personaggio o una storia amati magari fin da bambini”. Non è una cosa facile, perché l’obiettivo è diventare il più possibile identici al personaggio interpretato in tutto e per tutto, confezionando il più semplice costume o la più complicata armatura fino a una messa in scena degna di un vero spettacolo. Il tutto, senza essere scenografi o costumisti professionisti.

Per costruire i robot Eva di Evangelion, per esempio, Luca e Manuel ci hanno messo tre anni, investendo fatica e risorse economiche. “Abbiamo cominciato a pensarlo dopo che è uscito il film – racconta Manuel – È stato molto complesso nella progettazione e anche nella realizzazione, ma volevamo arrivare ad avere un buon risultato”. Durante la lavorazione i due giovani hanno dovuto cimentarsi nello studio dei materiali per costruire e assemblare le parti dei robot, ma anche montare una sequenza da interpretare e poi pensare all’interazione sul palco. Con l’aiuto di alcuni amici e del padre di Manuel, Claudio, che gestisce tra l’altro la trasmissione a tema Cosplay on air su Radio Dimensione Musica, sono riusciti a rendere i due robot praticamente autonomi grazie all’impulso di trasmettitori e circuiti elettrici che danno vita a un mix di effetti speciali, dai suoni coordinati al movimento fino al sangue (finto) che esce a comando dai protagonisti. “La cosa bella delle gare internazionali, rispetto all’Italia – aggiungono – è che la sfida ti dà la spinta per fare qualcosa che rimanga impresso nelle persone, per dare il meglio possibile”. Ci si improvvisa non solo sarti, ma anche scenografi, esperti di regia e di audio, si imparano tecniche nuove per poi confrontarsi con i concorrenti degli altri paesi. E i giorni a Nagoya per il Wcs, più che un contest, diventano soprattutto una festa. Nella patria dei manga, degli anime e del cosplay, gli ospiti internazionali sono accolti come vere star da autorità e istituzioni, fotografati sul tappeto rosso e intervistati dai media giapponesi, con un pubblico che agli eventi di punta supera le 50mila presenze e la gara finale seguita via streaming da ogni parte del globo. Perché se il Giappone rimane la terra di origine del cosplay, oggi ovunque si contano migliaia di appassionati che con le loro performance colorano le più piccole fiere così come le più importanti convention internazionali, dal Japan Expo di Parigi al Comic-Con di San Diego, fino al Lucca Comics and Games in Italia, dove si svolgono contest in cui sono premiate diverse categorie, dall’esibizione agli accessori.

E fra tutti, gli italiani sono bravi, molto bravi: insieme al Brasile, l’Italia è la nazione che si è aggiudicata più titoli al World Cosplay Summit, arrivando a diventare tre volte campione mondiale e aggiudicandosi nomination e gradini sul podio in quasi tutte le edizioni a partire dal 2005, con la vittoria di Giorgia Vecchini. Nel 2010 a vincere era stato il team formato da Luca Buzzi e Giancarlo Di Pierro con Legend of Zelda e tre anni dopo era stata la volta di Massimo Barbera e Andrea Vesnaver con Mazinger Z. Nel 2014 l’Italia si è piazzata al secondo posto con Nadia Baiardi e Gabriella Orefice, e quest’anno ci riprova con Manuel e Luca, che sulla pagina ufficiale del team italiano Wcs aggiornano i loro fan sulle attività in Sol Levante in attesa della finale. “Penso che non sia un caso – aggiunge Manuel – se Brasile e Italia, che hanno nella loro cultura la tradizione del Carnevale e del travestimento, siano così forti nel cosplay, nel confezionare costumi e nell’interpretare. In ogni caso, comunque venga realizzato e a qualunque livello, qualsiasi tributo a un personaggio o a un’opera è apprezzabile, perché la cosa più importante è la passione che c’è alla base”.

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