Ho pensato molte volte al suicidio e continuo a farlo. Basta prendere una delle corde con cui ancoravo la mia barca e si fa un nodo. Mi bloccano da questo proposito mia figlia, mia moglie e quei pochi amici che mi sono rimasti. Tanti sono scomparsi“. Sono le parole di Giancarlo Galan, deputato di Forza Italia, attualmente agli arresti domiciliari dopo la condanna per corruzione nella vicenda Mose. Intervistato da Giuseppe Cruciani a La Zanzara (Radio24), l’ex presidente della Regione Veneto afferma di stare molto male, sia fisicamente, sia psicologicamente e si difende: “Nella vicenda Mose sono innocente, non ho preso un euro. Ho patteggiato solo per la mia famiglia. Mia figlia pensava che io non tornassi per odio nei suoi confronti. Rifarei tutto, anche il patteggiamento. perché quando ero in carcere non c’erano alternative. Non è vero che in Italia non c’è la carcerazione preventiva”. E aggiunge: “In banca ho solo 30mila euro. Senza lo stipendio della Camera non penso che camperei. Mi serve per sopravvivere con la mia famiglia. In casa sono costretto a risparmiare sull’aria condizionata, non l’ho accesa perché costa troppo. Sono miserie, tristezze. Ma bisogna sapersi adattare: ho vissuto punti alti nella mia vita, questa è una fase bassa”. Galan puntualizza: “Non intendo affatto dimettermi da deputato. Sono innocente, ma comunque decadrò in base alla legge Severino. Fin quando potevo sono stato un deputato modello”. Il parlamentare, poi, ritorna sul caso Mose: “Il sistema, per ammissione stessa di Baita (ex presidente della Mantovani di Padova, ex capofila del Consorzio Venezia Nuova, coinvolto e condannato nell’inchiesta Mose, ndr) fruttava alle aziende del consorzio 120 milioni di euro all’anno. Se anche fossero vere le accuse contro di me restano in ballo 115 milioni. Dove sono? E’ quello il buco colossale, dove è andato? Io farei una rogatoria sugli imprenditori, perché ce n’erano alcuni che non sapevano che il loro direttore generale faceva decine e decine di fatture false”. Poi l’appello finale a Berlusconi: “Conto sul suo aiuto nel futuro, perché con lui non c’è solo un rapporto politico. Mi piacerebbe tornare a lavorare con lui, avere un’altra opportunità di lavoro. Penso che non mi deluderà

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