Dalle stalle alle stelle, dall’oblio alla notorietà, dalla quasi inesistenza al successo. È la storia del marchio Skoda da quando è parte del gruppo Volkswagen, cioè dal 1991. Poche ombre e molte luci, forse anche troppe se le vendite continuano a crescere, insieme ai profitti, mentre il marchio “capogruppo” fa fatica a guadagnare e a mantenere il suo livello di guadagni. Nel 2014 l’immatricolato globale di Skoda è cresciuto del 13% e il margine ha raggiunto il 7%; quello del brand Volkswagen è rimasto sostanzialmente stabile, ma la marginalità non ha superato il 2%, racconta la storia di copertina di Automotive News Europe di luglio.

Nei primi cinque mesi del 2015, poi, la situazione non è migliorata: la Repubblica Ceca ha battuto la Germania +5,1% a -3%. Evidentemente qualcosa non va, ma bisogna tenere in considerazione che i costi della piattaforma MQB, su cui nascono tutte le auto a motore trasversale del Gruppo dalla Polo alla Passat, sono stati sostenuti tutti da Wolfsburg e la voce costi dei bilanci ne ha risentito. Skoda, dal canto suo, si è trovata tutto il lavoro pronto – lo stesso Seat, che infatti cresce allo stesso modo se non di più, ma ha una clientela tutta sua – e ha sfruttato molto meglio la flessibilità della piattaforma modulare, tanto che attualmente la utilizza il 40% della sua gamma, contro il 20% di quella Volkswagen.

Parenti serpenti, dunque? Sembra di sì, anche perché la strategia del Gruppo (finora) è stata quella di tenere in competizione i singoli marchi, per spingere i manager a dare il massimo. Certo che se il “lavoro sporco” lo fa uno e tutti gli altri ne beneficiano la gara è falsata, soprattutto se i costi di produzione sono diversi e la manodopera ceca è molto meno cara di quella tedesca (anchela  Seat produce negli stabilimenti Skoda, a Kvasiny e a Mlada Boleslav).

Come se non bastasse, Skoda ha appena lanciato la nuova generazione della Superb, praticamente una Passat un po’ più grande, che però non ha nulla da invidiarle e costa anche sensibilmente meno; l’anno prossimo, per giunta, debutterà un inedito crossover a 7 posti. Il fatto – dieci anni fa sarebbe stato folle affermarlo – è che Skoda sta diventando un temibile concorrente interno per Volkswagen. La colpa, però, è pure del marchio di Wolfsburg, che negli ultimi anni ha perso leggermente la bussola, andando a ricercare un posizionamento “near-premium”, anche a livello di prezzi, salvo poi dover fare marcia indietro quando il mercato ha risposto picche.

Se con pochi soldi di più si “sale” verso Audi, allora tanto vale spenderne meno e “scendere” dalle parti di Skoda, che poi è una discesa molto relativa. La gamma, infatti, offre versioni a trazione integrale, altre sportive, cambi a doppia frizione e ben sette modelli tra cui scegliere (nella foto in alto). Tuttavia, anche a Mlada Boleslav hanno qualche “gatta da pelare”, iniziando proprio dal posizionamento del marchio, che non potrà essere spostato ancora più in alto e continuando con la dipendenza da Europa e Cina, visto che gli americani non sanno nemmeno cosa significhi la parola Skoda. Infine, ci sono la Russia e l’India, la prima in crisi profonda e la seconda che non vuole mai fare quel “boom” che tutti i costruttori aspettano da anni. Così l’obiettivo di un milione e mezzo di Skoda vendute ogni anno entro il 2018 probabilmente verrà mancato e ci vorranno almeno dodici mesi in più per raggiungerlo.

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