Non ha fatto in tempo ad arrivare sul tavolo della giunta regionale, che fa già discutere la proposta di istituire una forma di sostegno al reddito per le categorie più povere dell’Emilia Romagna. Da un lato, infatti, c’è la vicepresidente della Regione Elisabetta Gualmini, del Pd, che ha messo sul piatto l’idea di elaborare il sussidio temporaneo rivolto alle fasce economicamente più deboli del territorio, “non un vero e proprio reddito di cittadinanza perché sarebbe economicamente insostenibile dal punto di vista dei costi”. Dall’altro c’è il Movimento 5 Stelle, che ha nel suo programma nazionale e locale una misura che aiuti chi più di altri ha sofferto gli effetti della crisi economica, e che derubrica l’iniziativa del Pd come “un gesto politico goffo – sottolinea la capogruppo Giulia Gibertoni – per mettere una bandierina su un tema su cui noi lavoriamo da sempre”.

Dal partito di Matteo Renzi è arrivato l’invito a collaborare: “E’ vero”, dice Gualmini, “la questione è stata portata alla ribalta dal lavoro molto buono fatto dai 5 Stelle, che votino con noi come hanno fatto con la legge regionale per l’inclusione sociale di Rom e Sinti”. Ma i grillini scuotono il capo: “Sul reddito di cittadinanza noi abbiamo protocollato la nostra proposta di legge lo scorso 27 maggio. Da allora però non abbiamo avuto nessun segnale. Oggi si è capito perché: bisogna fare dimenticare le attività degli altri ed inventarsi un progettino che, ovviamente con la firma della giunta di oggi, intervenga su questo tema”.

A fungere da precedente storico per il Pd in Emilia Romagna c’è ad esempio il Friuli Venezia Giulia, guidato dalla governatrice renziana Debora Serracchiani, che recentemente ha approvato, con il sì del Movimento 5 Stelle, le nuove “misure di inclusione attiva e sostegno al reddito”, fino a 550 euro netti al mese a cui potranno avere accesso diecimila tra i friulani più poveri. Un’altra regione dove la misura è in programma è la Lombardia: il governatore della Lega Nord Roberto Maroni ha promesso che il provvedimento sarà approvato da autunno prossimo. “Noi – spiega Gualmini – a gennaio abbiamo affidato a un gruppo di ricercatori dell’Università di Modena uno studio per capire la fattibilità e la sostenibilità di questa misura, quindi per individuare la fascia beneficiaria e quante risorse servirebbero per finanziare la legge. Entro la fine di ottobre dovremmo avere i risultati, e apriremo un confronto con le altre forze politiche del territorio, con i sindacati e le associazioni di categoria, affinché il percorso sia partecipato”. La vicepresidente della Regione vorrebbe che una decisione fosse presa già entro dicembre, quando l’ente dovrà approvare il bilancio 2016.

L’idea di Gualmini è quella di elaborare un reddito di inclusione attiva o di inserimento, un assegno mensile, cioè, destinato alle famiglie con figli, ai genitori single o agli anziani con redditi molto bassi, al di sotto di una soglia da fissare. Una misura temporanea, e legata a progetti di occupabilità. “In Friuli, ad esempio, è inferiore ai 6mila euro di soglia Isee, ma noi valuteremo quali sono le necessità del nostro territorio e le disponibilità economiche della Regione per andare ad aiutare chi effettivamente non ha liquidità. Il microfinanziamento a pioggia, del resto, non funziona più, non ci sono le risorse, non siamo negli anni ’60 e dobbiamo lavorare con ciò che abbiamo”. A erogare il sussidio, quindi, potrebbero essere i centri per l’impiego oppure i Comuni, mentre per quanto riguarda il costo dell’operazione, spiega Gualmini, è presto per parlare. “Non trovo serio dare numeri, come spesso la politica fa, prima di avere un quadro preciso sulla sostenibilità del progetto – sottolinea, in riferimento alle critiche espresse dall’Altra Emilia Romagna, relative agli eventuali costi, troppo alti, del sussidio – dopo di che una persona seria si rifà a quello che c’è in giro, per esempio sappiamo che il Friuli ha messo su piatto 25 milioni di euro, che il Trentino, su base provinciale, ne ha messi 17, e che la Lombardia, che a sua volta sta lavorando a una sua versione del reddito di cittadinanza, ne stanzierà 50. Quindi partiremo da qui per costruire, nel tempo, una soluzione concreta. E’ una sfida, ma siamo pronti a raccoglierla”.

In squadra i democratici vorrebbero anche il Movimento 5 Stelle e Sel, rispettivamente depositari e firmatari di una risoluzione presentata in consiglio regionale proprio su questo tema. E tuttavia, i grillini non sono convinti che ci sia spazio per un confronto. “Un conto è fare comunicati stampa annunciando provvedimenti, come ha fatto il Pd, e un conto è presentare atti concreti, come abbiamo fatto noi. Un progetto di legge sul sostegno al reddito esiste già – sottolinea Gibertoni – ed è il Pd a doversi confrontare con noi sul tema, non viceversa. A noi le bandierine non interessano, e siamo disposti a togliere il nostro logo provvedimento che abbiamo protocollato, e che il Pd ha puntualmente ignorato, se questo farà sì che venga discusso, perché crediamo che sia uno strumento chiave per aiutare i cittadini in un momento di simile crisi. Ma le dichiarazioni autoreferenziali della giunta Bonaccini, lo stesso che in campagna elettorale disse che una misura simile era contro la legge, ci fanno dubitare delle intenzioni dei suoi assessori. Del resto, Gualmini ha detto che la proposta relativa al reddito di cittadinanza era un modo per togliere acqua agli argomenti dei 5 Stelle: se questa era la sua priorità bene, è andata sui giornali, ma se il Pd intende davvero aiutare i cittadini ha fato malissimo, perché ha lasciato passare due mesi senza nemmeno valutare una proposta di legge concreta su cui si sarebbe potuto lavorare”.

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