Il calvario del popolo greco, che non è ancora finito, almeno una cosa ce l’ha insegnata. Ha chiarito che l’Unione europea attuale è definitivamente degenerata a livello di territorio coloniale della Germania. Nell’epoca della finanza dominante non servono tanto le Panzerdivisionen, almeno in Europa. E’ sufficiente il controllo delle banche.

Non ci sono parole per definire il vergognoso accordo imposto dall’Unione europea al governo greco. Il debito estero costituisce lo strumento con il quale umiliare un popolo, esautorare un governo, continuare ad affamare una popolazione già vessata da anni di austerità, in attesa di comprare a prezzo di realizzo le bellezze artistiche del Paese.

Questa la strategia dell’Unione europea, che ha messo nella cabina di regia null’altri che Schaeuble, il quale forse spera che l’esasperazione del popolo greco faccia andare al potere Alba Dorata. Hollande e, peggio ancora, Renzi, hanno svolto la solita patetica parte in commedia da “poliziotti buoni”. In puro stile “Fosse ardeatine” l’Unione eurogermanica ha emesso il suo diktat. Come chiarito da Melania Mazzuccato su Repubblica di lunedì scorso, tale diktat nasconde almeno tre imperdonabili ipocrisie. Uno, la Germania ha voluto “dimenticarsi” che nel dopoguerra le fu condonato ben il 60% del debito. Due, si è rifiutata di spendere 370 miliardi di euro per salvare la Grecia quando, nel recente passato, ne sono stati spesi infinitamente di più per salvare banche e società finanziarie (Citigroup 2.513 miliardi, Morgan Stanley 2.041, Barclays 868, Goldman Sachs 814, JP Morgan 391, Bnp Paribas 175, Dresdner Bank 135). Terzo, imponendo agli altri austerità e blocco della spesa pubblica la Germania rafforza la propria competitività ponendo così le basi della perpetuazione del  suo dominio coloniale sul resto d’Europa.

La partita era e resta evidentemente politica. Poteva Tsipras agire diversamente? Forse sì. Probabilmente alla fine la volontà di non darla vinta a Schaeuble acconsentendo al Grexit ha avuto la meglio, a costo di dover ingoiare un amarissimo calice. Ma ad ogni modo la partita non è chiusa. Il debito estero, fenomeno che ho analizzato dal punto di vista giuridico in un mio libro di qualche anno fa, come ci insegna l’esperienza dei Paesi latinoamericani e di altri, costituisce un meccanismo di subordinazione senza limite né spaziale né temporale, né di materia, che va scardinato per la sua contrarietà profonda a ogni principio giuridico internazionale e soprattutto all’autodeterminazione e alla democrazia. Occorrerà quindi organizzare la resistenza all’austerità, non solo in Grecia ma in tutta Europa e predisporre una controffensiva basata anche su alcuni elementi giuridici fondamentali, come il rapporto approvato dal Parlamento greco sul debito estero, i danni di guerra tedeschi, i crimini contro l’umanità di cui, come afferma ad esempio Stiglitz, continuano a rendersi responsabili i membri della Trojka e dell’Eurogruppo.

Quello che è certo è che l’Europa attuale alla Schaeuble non ha alcun futuro. O si riesce ad espellere i parassiti della finanza dalla stanza dei bottoni o sarà giocoforza abbandonarla per dare vita a nuove alleanze continentali o mediterranee basate su ben altri principii e su di un effettivo rispetto reciproco. Sia ben chiaro che il vero problema dell’Europa non è certo la Grecia, ma questa Germania, con la sua classe dominante sempre più reazionaria, in preda a una vera e propria esaltazione nazionalista e disposta a tutto pur di non mollare le proprie posizioni di predominio che consente l’effettuazione di operazioni speculative in tutto il continente, Italia compresa, come documentano di recente Marco Omizzolo e Roberto Lessio a proposito dell’acqua.

L’obiettivo deve quindi essere quello di liberare l’Europa, per salvarla, dall’attuale dominio tedesco, basato sul potere del denaro, il razzismo nei confronti dei popoli “inferiori” e le rilevate imperdonabili ipocrisie. Al nostro fianco avremo, nella lotta contro Merkel e Schaeuble, la parte migliore e probabilmente maggioritaria del popolo tedesco. E soprattutto i popoli mediterranei che, a partire dalle elezioni spagnole prossime, hanno, grazie anche all’eroico popolo greco, ben chiara qual è la vera posta in gioco. C’è da scommettere che, ancora una volta, le classi dominanti reazionarie tedesche possono vincere qualche battaglia ma non la guerra.

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