Cultura

Self-publishing: autopubblicarsi conviene? Tutti i numeri di un fenomeno in crescita anche Italia

di Antonio Leggieri

Joël Dicker è un trentenne svizzero diventato famoso nel 2012 grazie al romanzo La verità sul caso Harry Quebert. Il travaglio che ha portato alla luce questo libro – che ha venduto oltre due milioni di copie – è stato lungo e tormentato. Prima di arrivare al successo Dicker ha scritto cinque libri. Tutti rifiutati dagli editori. L’ossessione di vedere la propria creatura sugli scaffali delle librerie era talmente forte che Dicker non ha desistito e alla fine, al sesto romanzo, la fortuna è arrivata pagando anche gli interessi.

La storia di Joël Dicker – come quella di Amanda Hocking, che ha scelto di pubblicarsi il suo Switched in versione ebook vendendone un paio di milioni di copie – è una di quelle epifanie che si manifestano ciclicamente nel mondo dell’editoria. Questo non vuol dire che siano frequenti: per un Dicker o una Hocking ci sono legioni di aspiranti scrittori che non venderanno più di 50 copie del proprio libro. Eppure, anche in Italia – un Paese in cui il 45% della popolazione legge al massimo tre libri l’anno – il fascino esercitato dalla figura dello scrittore è così potente da spingere decine di migliaia di persone a tentare la sorte.

Uno dei modi più rapidi per farlo è autopubblicarsi il proprio libro sulle piattaforme di self-publishing, che usano formule di marketing per valorizzare lo scrittore indie che non riesce o non vuole farsi pubblicare da un editore, promettendogli al contempo una cassa di risonanza worldwide per la propria opera.
In Italia però deve ancora nascere chi riesce a sfondare le classifiche che contano grazie a un libro autopubblicato.

IL SELF-PUBLISHING IN ITALIA
In Italia il business del self-publishing viene gestito da una manciata di siti web. Tra quelli italiani i più noti sono ilmiolibro e Narcissus. A cui si aggiungono le piattaforme internazionali che hanno anche siti web in italiano come Lulu e Kobo. Smashwords, con i suoi oltre 350 mila titoli, è uno dei portali più usati in America per l’autopubblicazione. Poi ci sono le potenze Amazon, Apple e Google che mettono a disposizione degli utenti, tra cui quelli italiani, servizi come KDP, Apple iBooks e Google Play. È su questi store internazionali su cui, secondo Narcissus, si vende il 75% degli ebook italiani.

Nonostante le multinazionali del web, Amazon in testa, facciano terra bruciata intorno a sé, i siti di self-publishing “made in Italy” vantano numeri discreti. Sul sito de ilmiolibro negli ultimi otto anni sono stati pubblicati 100 mila libri in formato cartaceo e 8 mila ebook. Su Narcissus, ad oggi sono stati caricati 10 mila ebook.

QUANTO VENDE UN AUTORE DI SELF-PUBLISHING?
Poco più di un anno fa, il sito web Autopubblicarsi.it ha condotto un sondaggio su un piccolo campione di self-publishers. Solo un terzo di chi ha risposto ha dichiarato di aver venduto oltre 500 copie, fino ad arrivare a 5mila. Nonostante il basso numero di partecipanti, poco meno di 100, questo sondaggio ha confermato che ad autopubblicarsi (e di solito anche a scrivere un libro con un editore tradizionale) non si diventa ricchi.

Tra gli autori contattati per la scrittura dell’articolo che state leggendo in pochi hanno voluto comunicare i dati di vendita del proprio libro autopubblicato. Tra questi c’è il giornalista Valerio Droga, coautore insieme al medico Gilberto Ruffini del manuale Curarsi con la candeggina?. Questo libro – che a un anno dalla pubblicazione continua a veleggiare nella top 3 dei libri più venduti su ilmiolibro.it – ha venduto a oggi 1400 copie.

I numeri non variano di molto quando si parla di ebook. Sei tutto quello che non volevo di Jeky Emme, venti giorni nella Top 100 dei bestseller sul Kindle Store di Amazon.it ha venduto ad oggi 2545 copie sul Kindle Store e 125 su Kobo. La bibbia del calcolo mentale rapido di Danilo Lapegna, presente da diversi giorni nelle prime dieci posizioni della Top 100 del Kindle Store, ha venduto 3200 copie su Kindle e 200 copie cartacee. Riccardo Viselli, che prima di scoprire le gioie del self-publishing non pensava che il suo libro sarebbe mai stato pubblicato, compare con il suo Il lupo di Cartellino al settimo posto della classifica mensile di vendita su Ultimabooks, la libreria online in cui confluiscono parte dei libri autopubblicati su Narcissus. Uscito lo scorso marzo, nei successivi due mesi questo libro, che è stato messo in vendita anche su Amazon, è stato scaricato 60 volte.

È corretto utilizzare per questi libri, alcuni dei quali vantano comunque discreti risultati di vendita, la parola “bestsellers?” Tecnicamente sì: se un libro vende 100 copie è un bestseller rispetto a quello che ne vende cinque. Tutti i siti di self-publishing la usano, un po’ per consuetudine, un po’ per stuzzicare in modo efficace le fantasie degli aspiranti scrittori.

QUANTO GUADAGNA UN AUTORE DI SELF-PUBLISHING?
Sul sito de ilmiolibro, se si considera un libro con prezzo di copertina di 14,50 euro, una volta sottratti il prezzo di stampa e la percentuale da pagare al gestore della piattaforma, in tasca all’autore restano 4,61 euro a copia.

Se si parla di ebook, venderne uno a 3,99 euro fa guadagnare tra 1,50 e 2,50 euro su tutte le principali piattaforme. Anche il costo, ad esempio quello per la conversione del libro nel formato epub, varia a seconda dei siti web. Su Youcanprint.it per convertire un libro di 300 pagine si spendono 72 euro più Iva. Su Narcissus 0,60 euro a cartella.

Costi e guadagni variabili a parte, fino a pochi giorni fa esisteva una certezza granitica: l’autore, sia autopubblicato che no, veniva pagato sulla base del numero di ebook scaricati. Questo accadeva prima che Amazon dettasse le nuove regole del gioco prevedendo che dal primo luglio le royalties degli ebook autopubblicati sul circuito Kindle Unlimited verranno pagate in base al numero di pagine lette. Una rivoluzione. Che in termini pratici si traduce così: se si considera un libro di 100 pagine e un fondo di 10 milioni di euro (quello che Amazon mette sul piatto ogni mese per pagare gli autori), se quelle 100 pagine vengono lette tutte 100 volte nelle tasche dell’autore finiscono 1000 euro. A giugno però il fondo stanziato era di “soli” 2,3 milioni che in questo caso vuol dire un guadagno di 230 euro. Con le nuove regole, se le pagine lette sono solo la metà, questa cifra si dimezza.

Se questa sperimentazione di Amazon favorirà i libri brevi o quelli lunghi, solo il futuro può dirlo. Ad oggi ciò che è dato sapere è che Il Cardellino, il romanzo Pulitzer di Donna Tartt è stato completato solo dal 44% dei lettori di Kobo nel Regno Unito. Twelve years a slave, il libro di Solomon Northup da cui è stato tratto il film omonimo, è stato letto fino alla fine solo dal 28% dei lettori inglesi.

In questo stillicidio di percentuali, numeri, paure e sogni, si conta una certezza. Il mercato del self-publishing è una realtà in crescita. Alla fine lo hanno capito anche i grandi editori. Non è un caso che di recente Mondadori abbia comunicato che nella nuova libreria di Via San Pietro all’Orto a Milano sarà presente una stampante con la quale sarà possibile pubblicarsi il libro. Che poi quel libro autoprodotto scali le classifiche di vendita che contano è un’eventualità che tutti, editori e autori, attendono ancora con ansia.

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