Non si dimette, non intende tagliare le pensioni e dice di non credere nell’accordo che ha firmato con i creditori europei, appellati come “vendicativi”. Ciò nonostante spiega che quell’accordo era l’unica soluzione possibile, dato che il ritorno alla dracma non era un’ipotesi percorribile. Poi rilancia e cerca la sponda di Podemos e degli altri possibili alleati interni all’Ue. É un Alexis Tsipras a corrente alternata quello che questa sera si è fatto intervistare da Ert, la televisione pubblica greca, dopo che lunedì mattina, al termine di un negoziato lungo 17 ore, ha deciso di accettare le proposte dei creditori europei. “La dura verità è che questa via a senso unico per la Grecia ci è stata imposta”, ha detto il premier ellenico.

“Non mi dimetto: i leader europei sono stati vendicativi”
Meno di dieci giorni fa il popolo greco era andato alle urne votando in massiccia maggioranza contro le proposte targate Ue: oggi quel referendum sembra lontano mesi, ma è proprio da lì che parte Tsipras. “Il modo in cui è stato visto il referendum in Grecia non onora l’Europa“, ha detto il premier ellenico, uscito vincitore dal voto, ma che oggi si ritrova con un partito, il suo, spaccato. Ed è per questo che negli ultimi giorni è circolata l’ipotesi dimissioni. Tsipras però è netto. “Quando un premier perde un referendum non può rimanere: se avessi perso mi sarei dimesso. Adesso io mi assumo pienamente mie responsabilità, non ho intenzione di scappare, è mia intenzione far capire al popolo che non ho intenzione lasciare il paese nella catastrofe”. Rimane in sella dunque malgrado i maldipancia interni a Syriza. “Farò tutto il possibile per tenere unita Syriza: non pretendo che l’accordo sia da considerarsi un successo ma metterò in chiaro che le opzioni erano limitate”. Il presidente del consiglio greco ha spiegato di aver puntato tutto sul referendum sperando di ottenere un po’ di tempo dai leader europei: ipotesi che non si è verificata:”Quando ho fatto il referendum ero convinto che gli europei ci avrebbero dato un pò di tempo. Non sono stati molto buoni, sono stati un pò vendicativi“.

“Varoufakis ha commesso errori, non credo in questo accordo ma è migliore del primo”
Poi Tsipras è entrato nel merito dell’accordo con l’Europa, confessando di aver firmato un documento in cui non crede. “Mi assumo pienamente le mie responsabilità, i miei errori e sviste, e la responsabilità di aver firmato un testo in cui non credo, ma che sono tenuto ad applicare”. Il premier poi ha attaccato, Yanis Varoufakis, il suo ex ministro delle Finanze, che si era dimesso il giorno dopo la vittoria del referendum. “Ha commesso evidenti errori durante il negoziato benché al principio è stato capace d’imprimere un buon ritmo: mi assumo la responsabilità, ma essere un eccellente studioso non significa necessariamente essere un buon politico”. Quindi ha spiegato, numeri alla mano, perché a suo avviso l’accordo firmato lunedì notte è migliore di quello proposto il 25 giugno scorso. “Si tratta di un accordo molto duro per il popolo ma, per vedere i lati positivi, vi è la totale copertura dei bisogni finanziari del Paese per 3 anni e alla fine del memorandum si parla di una eventuale ristrutturazione del debito. Prima – ha detto il premier ellenico –  si parlava di 18 miliardi per 5 mesi e poi un nuovo piano di austerità; ora, dopo il referendum, ci siamo assicurate entrate maggiori e stiamo parlando di crescita, dato che il nuovo accordo prevede 82 miliardi di euro e una copertura di tutti bisogni economici e finanziari del paese per i prossimi tre anni alla fine dei quali si parla di una eventuale ristrutturazione del debito”. Secondo Tsipras, in pratica, l’accordo firmato con l’Ue è l’unica possibilità per tornare a crescere. “Se riusciremo a seguire questo memorandum, cosa che sapremo solo quando sarà stato firmato, la Grecia potrà dimenticare la parola Grexit e dare prospettiva al Paese, a nuovi investimenti e il ritorno ai mercati finanziari”. Tsipras ha spiegato che “le misure del settore pubblico non saranno prese nell’immediato, perchè ora la pubblica amministrazione è in una situazione non buona, ma quando l’economia entrerà nei suoi ritmi normali potremo avere entrate più stabili e alte di quelle che abbiamo in questo momento”.

“No a taglio pensioni, ma riforma va fatta”
Nonostante le aperture e i tentativi di gettare un minimo di luce positiva sull’accordo con i creditori, Tsipras comunque ha spiegato ai suoi concittadini di non avere alcuna intenzione di “tagliare gli stipendi e le pensioni”. “Non è normale aumentare l’Iva in Grecia per esempio sul cibo e nei ristoranti. Sono aumenti su cui non non sono d’accordo. Ma questo è preferibile al taglio di stipendi e pensioni”. Poi però il premier greco ha spiegato che “avremmo dovuto affrontare il tema delle pensioni, troika o no, in un modo o in un altro. Non è normale che una persona vada in pensione a 45 anni o che le madri vadano in pensione 15 anni prima dell’età prevista”.  Il premier ha spiegato come si articolerà la riforma: “Avremo in Grecia l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni, sono misure che stavamo pensando anche noi di adottare. Avremo tempo fino al 2020 per portare avanti tutte le misure: quello che sto dicendo non è per abbellire la situazione, ma siamo riusciti a tenere le pensioni stabili”. Tsipras ha anche fatto un appello agli evasori greci : “Dobbiamo fare capire che la gente deve cominciare a pagare le tasse, dobbiamo farlo capire a chi non le pagava negli anni precedenti. Dobbiamo fare capire a tutte le persone che con queste misure che non ci piacciono e nemmeno piacciono al popolo, ci impegniamo per migliorare la loro vita”.

“Da Cina e Russia no aiuti: Dracma non era soluzione”. E apre a nuovi alleati. 
Il presidente del consiglio greco ha rivelato di aver incontrato “la Russia, gli Stati Uniti e la Cina, ma nessuno mi ha detto che ci avrebbero aiutati se fossimo tornati alla dracma: non avevamo scelta”. Come dire che l’unica possibilità era rimanere dentro la zona euro. Ed è per questo che il premier ellenico ha praticamente aperto ai possibili alleati dentro l’Ue, più o meno come un anno fa, quand’era canditato alla presidenza della commissione europea.  “L’Europa può cambiare, se nelle prossime elezioni in Spagna vinceranno forze simili a noi”, ha detto facendo un chiarissimo riferimento a Podemos di Pablo Iglesias. Ma non è solo una questione partitica. – “Durante l’Eurosummit ho avuto l’appoggio di Francia, Italia e Cipro: non mi sono sentito solo”.

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