Niente più scorta, e da quasi ormai un anno, per Gianfranco Fini. Il governo ritiene che l’ex presidente della Camera protagonista della “svolta di Fiuggi”, ma anche dello scontro con Silvio Berlusconi che pose una pietra tombale sulle sue aspirazioni a diventare il leader del centrodestra, non è più ormai da quasi un anno soggetto esposto a “concreti ed attuali indicatori di rischio”. 

L’eliminazione di ogni forma di tutela nei confronti di Fini, sotto scorta dal 1993 prima da leader di An e poi come vicepresidente del Consiglio, ministro degli Esteri e, infine, presidente della Camera dei deputati nella scorsa legislatura, viene spiegata in Senato dal viceministro all’Interno Filippo Bubbico con una breve e scarna risposta ad una interpellanza di Aldo Di Biagio, proveniente anche lui dalle file di Alleanza nazionale. Che l’ex presidente della Camera fosse rimasto privo di guardie del corpo, d’altra parte, è cosa nota da circa un anno. “Dal 1993 in poi – ricorda il rappresentante del Viminale – l’on. Gianfranco Fini è stato destinatario di misure di protezione ravvicinata, prorogate di volta in volta in relazione agli incarichi politici, governativi e istituzionali ricoperti ed alle numerose espressioni di minaccia di cui è stato destinatario nel corso della carriera politica. Nel tempo, il profilo di rischio della personalità si è affievolito comportando, di conseguenza, un adeguamento delle misure tutorie disposte in suo favore. In particolare, nel mese di giugno 2013 (a qualche settimana dalla fine della legislatura in cui presiedeva la Camera e dalla sua non rielezione in Parlamento) il prefetto dl Roma ha proposto una prima rimodulazione della misura tutoria da un secondo livello, “scorta su auto specializzata”, ad un terzo livello, “tutela su auto specializzata”. Successivamente, nel gennaio 2014, il dispositivo è stato ulteriormente rimodulato ad un quarto livello, “tutela su auto non protetta“. Infine, il 7 agosto 2014, sempre su proposta del prefetto di Roma, è stata disposta la revoca della stessa misura tutoria, espletata dall’Ispettorato di pubblica sicurezza Viminale, “attesa l’assenza di concreti ed attuali indicatori di rischio, direttamente riferibili al dottor Gianfranco Fini, confermati anche da ulteriori approfondimenti”.

Per cui, da allora Fini si muove, a Roma e fuori dalla capitale, con mezzi propri. Anche per recarsi alla Camera dei deputati, dove ancora per qualche anno ha a disposizione, in quanto ex presidente, un ufficio e del personale di segreteria.

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