“Non ci arrendiamo, Uber opera in Italia perché sono gli italiani a chiederlo. Le centinaia di migliaia di utenti e le migliaia di driver che lavorano con noi dimostrano che in questo Paese c’è l’esigenza di un nuovo tipo di mobilità”, dice Benedetta Arese Lucini, general manager di Uber Italia, a Ilfattoquotidiano.it. Non si respira certo aria di resa nella sede italiana dell’azienda californiana, nonostante ieri il Tribunale di Milano abbia confermato il blocco del servizio Uber Pop in tutte le città italiane in cui opera (Milano, Genova, Torino e Padova) respingendo il reclamo della società.

Il servizio – che mette in contatto via smartphone gli utenti con driver non professionisti su auto private – è sospeso a tempo indeterminato in seguito alla causa per concorrenza sleale promossa dalle organizzazioni sindacali e di categoria dei tassisti e dei radiotaxi all’apice di una contrapposizione che non ha trovato soluzione nemmeno nell’ultimo Ddl concorrenza. Non dovendo sostenere i costi fissi dei tassisti, l’applicazione Uber Pop sarebbe riuscita a praticare slealmente tariffe più basse rispetto a quelle dei taxi. Uber si era opposta al blocco dell’applicazione, ma il collegio di giudici presieduto da Marina Tavassi ha respinto il reclamo perché Uber Pop “non vale a limitare in alcun modo l’inquinamento o la concentrazione del traffico” e non garantisce la sicurezza dei consumatori.

Come si muoverà Uber ora? “Stiamo analizzando la sentenza per capire se esistano vie legali e operative per creare nuovi prodotti, e pensiamo a nuove alternative di mobilità in linea con i suggerimenti delle autorità. La nostra missione è sempre quella di trovare sistemi economici ed efficienti per muoversi”, dice Arese Lucini. Secondo la quale l’apertura del mercato gioverebbe a tutti, operatori e consumatori, ma la legge del 1992 che regola il sistema della mobilità italiana è antiquata, e andrebbe aggiornata anche rispetto alle più recenti innovazioni tecnologiche, come sostiene Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità Garante per la concorrenza ed il mercato. “Vorrei ricordare che il 1992 è l’anno del primo sms”, dice a Ilfattoquotidiano.it la numero uno di Uber Italia, mettendo in contrapposizione la tecnologia dei cellulare di allora con quella degli smartphone attuali.

Se Uber Pop è stato bloccato, continua invece a funzionare Uber Black, il servizio che permette agli utenti di contattare un “Ncc”, ossia un “noleggio con conducente”. Qualche problema legale anche su questo fronte, ma per un singolo episodio, quello di un autista “pizzicato” a Milano mentre passava da una corsa all’altra senza rientrare alla rimessa. Il quadro normativo è complicato, spiega Uber, perché un emendamento del 2008 alla legge del ’92 ha imposto il ritorno in rimessa dopo ogni corsa, ma la sua applicazione è stata sospesa 13 volte a causa di una pre-procedura d’infrazione europea. Secondo i tassisti, invece, il caso dell’Ncc milanese è la dimostrazione che Uber vuole svolgere il servizio taxi senza averne le licenze. Per ora, il giudice di Milano ha dato ragione a questi ultimi. Ora spetterà all’autista, con il sostegno legale di Uber, decidere se presentare ricorso.

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