Una lettura impegnativa ma certamente interessante quella che attende Angelino Alfano sotto l’ombrellone, magari proprio a Ostia. Il romanzo criminale che ha ricevuto ieri dal prefetto Gabrielli supera l’originale in pesantezza: 940 pagine per decidere il destino del Comune di Roma. Un romanzo con un finale a sorpresa: lo scioglimento di… Ostia. Il prefetto, dopo avere sentito il procuratore Pignatone e i vertici delle polizie, propone tre cose ad Alfano. La prima è lo scioglimento per mafia. Accolto il suggerimento Alfano dovrebbe sottoporre la decisione a Renzi e al Consiglio dei ministri, cui spetta l’ultima parola. Lo scioglimento per il quale Gabrielli vorrebbe scomodare Renzi non è però quello di Roma, come avrebbe voluto la Commissione prefettizia.

Gabrielli si accontenta appunto di Ostia, decimo municipio romano; la seconda proposta, stavolta per Roma, è la rimozione immediata (senza passare da Renzi in questo caso perché è nei poteri del ministro) di ben 18 dirigenti. La mannaia di Gabrielli colpisce duro su tre dipartimenti: politiche sociali, emergenza abitativa e verde pubblico e dovrebbe toccare anche il segretario generale Liborio Iudicello sopravvissuto al passaggio da Alemanno a Marino. Infine la terza proposta: annullare decine e decine di determine di Roma Capitale. Salteranno gli appalti dei rifiuti e i contratti dei palazzi in affitto a canoni esorbitanti, molte gare vinte dalle coop di Mafia Capitale. Ma soprattutto il contratto dei contratti: quello che dal 2003 viene rinnovato alla municipalizzata Ama senza gara e che era stato già colpito (senza conseguenze) dalla relazione del ministero dell’Economia del gennaio 2014.

La relazione con le proposte di Gabrielli ad Alfano si compone di un centinaio di pagine alle quali però sono allegate le 834 pagine della relazione redatta dalla Commissione di accesso nominata dal predecessore Giuseppe Pecoraro. La ciccia del romanzo criminale (non balneare) è in quelle 834 pagine, che suggeriscono lo scioglimento di Roma e non di Ostia. Qui sono contenute le “accuse” più pesanti alla giunta Marino, al consiglio e all’amministrazione. La relazione è una bomba ad orologeria che esploderà probabilmente quando sarà consegnata alla Commissione Antimafia. Si dice tra pochi giorni. Sono 25 i testimoni auditi e verbalizzati dalla Commissione prefettizia. Tra i verbali imbarazzanti si segnala quello della dirigente Gabriella Acerbi rimossa dalla giunta Marino e quello dell’assessore Rita Cutini, che si oppose e sbatté la porta dopo essere stata accompagnata dolcemente all’uscita da Marino stesso.

Su questo episodio la commissione guidata dal prefetto Marilisa Magno picchia duro nelle sue 834 pagine. Gabrielli invece dalla sua non ritiene ci siano gli elementi per sganciare la bomba atomica su Roma ma solo la bombetta su Ostia perché alla fine la dottoressa Acerbi fu rimossa ma Buzzi non riuscì a ottenere la nomina del suo pupillo, Walter Politano. Gabrielli ha valorizzato in senso “garantista” la mancata contestazione da parte dei pm dell’aggravante del favoreggiamento mafioso per i politici del Pd arrestati. Alla fine della sua relazione Gabrielli propone le tre misure.

A differenza di quello che ieri è stato scritto lo scioglimento di Ostia sarà proposto non sulla base del comma 5 dell’articolo 143 ma per l’articolo 146 il quale prevede che si possa applicare al singolo municipio l’articolo 143 primo comma, cioè lo scioglimento vero e proprio per condizionamento mafioso. Per questa ragione mentre la cacciata dei dirigenti (che poi sarebbero sottoposti a procedimento disciplinare) e l’annullamento dei contratti potranno essere disposti da Alfano senza sentire nemmeno Renzi, per lo scioglimento dovrà passare a Palazzo Chigi.

A Ostia si prefigura lo scenario che la commissione prefettizia voleva per tutta la Capitale: scioglimento e nomina di un commissario prefettizio che prende il posto del delegato del sindaco, Alfonso Sabella. Qualcuno potrà ironizzare: alla fine l’unico a essere sciolto per mafia sarà il municipio retto dal simbolo della stagione della legalità: Sabella appunto. All’assessore ex magistrato, che però dovrebbe mantenere la delega al litorale, subentrerà un commissario nominato non dal sindaco ma dal Prefetto, su delega di Alfano. La seconda conseguenza grottesca è che le elezioni per Ostia non ci saranno prima del 2017. In caso di dimissioni di Marino, si potrebbe votare a Roma alla fine del 2015 e a Ostia un anno e mezzo dopo. Il commissariamento prefettizio infatti impone un periodo di quarantena prima che si ritorni a consultare un tessuto democratico inquinato dall’infiltrazione.

Ora la parola passa ad Alfano che potrebbe ribaltare sia in un senso (archiviando tutto) che nell’altro (proponendo lo scioglimento di Roma) le proposte di Gabrielli. “La legge mi da tre mesi di tempo – ha detto ieri il ministro – ma non credo che li userò tutti”.

dal Fatto Quotidiano del 9 luglio 2015

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