di Carblogger

In una fabbrica Volkswagen vicino Kassel in Germania, un tecnico è stato ucciso da un braccio del robot che stava montando. Il grave incidente riporta in primo piano la questione del contributo dei robot nelle fabbriche dell’automobile (e non solo), con una nuova generazione di macchine che lavorerà sempre di più a fianco degli esseri umani. Fino a sostituirli?

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Nell’ottobre scorso, Horst Neumann, a capo delle risorse umane e membro del board Volkswagen, ha scritto per la Sueddeutsche Zeitung un articolo su come il gruppo intenda rimpiazzare negli anni a venire molti dei pensionati – la generazione cosiddetta dei baby boomers, nati fra il 1946 e il 1964 – con dei robot. Neumann ha insistito che questo avverrà soprattutto per le mansioni più monotone e meno ergonomiche, mentre i lavoratori saranno destinati sempre più a mansioni specialistiche.

Alla Volkswagen di Kassel è successo quel che non sarebbe mai dovuto succedere. Il ventunenne tecnico è stato schiacciato dal movimento del robot ed è morto in ospedale per le ferite riportate. Un portavoce del gruppo ha detto che il robot non ha difetti (!) e che non appartiene alla nuova generazione di macchine leggere destinata a lavorare a fianco degli umani, i quali stanno in una gabbia di sicurezza proprio per evitare che un errore del software possa provocare danni alle persone. Il tecnico, secondo il portavoce, stava dentro una di queste gabbie; il suo collega, che stava fuori, è rimasto illeso. Un incidente che gli esperti annoverano tra i casi rari, come scrive il Financial Times.

“Abbiamo la possibilità – ha scritto nel suo intervento Neumann – di rimpiazzare persone con robot e ciò nonostante continueremo ad assumere le stesse quote di giovani. Detto in altro modo: non saremmo in grado di compensare l’uscita di pensionati con la sola assunzione di giovani dipendenti”. Aggiungendo che comunque una fabbrica priva di esseri umani  “non è realistica né desiderabile”.

La Volkswagen deve fare i conti con l’invecchiamento della società, che non è record come in Giappone, ma che avanza e pone problemi per tutti. In Daimler, prevedono che nei prossimi dieci anni la metà dei dipendenti avrà più di 50 anni. In America, i giovani assunti non subiscono (ancora) la concorrenza dei robot ma hanno un contratto con paghe ridotte rispetto a chi è già dentro, nonostante la parità di mansioni. Effetti di un accordo che il sindacato Uaw vuole ora rinnovare in maniera meno penalizzante per i lavoratori, pratica oggi più diffusa nella Chrysler di Marchionne che alla Gm e alla Ford.

Tornando a casa Volkswagen, Neumann è stato piuttosto chiaro nel sostenere un futuro più robotizzato delle fabbriche, perché è un altro modo per ridurre i costi di produzione. In Germania, ha spiegato, nel corso della sua vita (manutenzione e costi energetici inclusi) un robot costa all’azienda 5 euro l’ora. Un operaio costa 40 euro l’ora, stipendio, pensione e spese sanitarie inclusi: “E’ un vantaggio di cui dobbiamo fare uso”.

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