È stata la campagna elettorale più veloce ed intensa degli ultimi anni. L’ennesima campagna giocata e vinta sulla paura. Sì, anche Tsipras ha cavalcato questa emozione per vincere. Ed evidentemente l’ha fatto meglio della Merkel e della Troika.

In questa battaglia comunicativa per il referendum, Tsipras e Varoufakis hanno sconfitto i falchi europeisti in due mosse, eccole.

Non è un derby euro-dracma. Merkel, Renzi e il Presidente della Commissione europea Juncker, con l’aiuto della maggioranza dei media europeisti, hanno posto il dibattito sul referendum greco come di un “derby fra euro e dracma”, per usare le parole del nostro premier. Il messaggio che si è tentato di far passare è quello di una probabile uscita della Grecia dall’euro in caso di vittoria del No.
La strategia comunicativa degli europeisti è fondata sulla consapevolezza che, seppur in molti vorrebbero uscire dall’euro, le conseguenze ignote a breve termine spaventato così tanto la popolazione da far preferire la ricerca di altre soluzioni. Un po’ come ci comportiamo coi chili di troppo o con le cattive abitudini: tutti vorremmo dimagrire o smettere di fumare, ma quando siamo di fronte ai fatti, il pensiero del dolore a breve termine che dovremmo sopportare ci fa preferire rimandare a lunedì.

Un approccio superficiale alla comunicazione politica da parte di Tsipras l’avrebbe potuto facilmente trarre in inganno facendogli credere che ponendo la questione sul piano euro-dracma sarebbe stato premiato. Evidentemente il leader greco conosce bene il suo popolo.

Tsipras, consapevole di quanto spaventi l’uscita dalla moneta unica, ha chiarito da subito: “L’uscita della Grecia dall’euro non è mai stata un’opzione.” In tutti i suoi ultimi interventi ha ricordato che il voto No al referendum non avrebbe significato un’uscita dall’euro. Il messaggio è passato, un sondaggio riportato da una tv greca conferma che la maggior parte di quelli che hanno votato No, allo stesso tempo vuole restare nella moneta unica.

La seconda mossa vincente di Tsipras è stata quella di rigirare contro di loro l’arma della paura che i falchi europeisti gli avevano puntato contro. Il quesito referendario è passato idealmente da “euro o dracma?” a “avete più paura della Merkel o di Tsipras?”.

Le immagini drammatiche delle file ai bancomat, della disperazione di un pensionato in lacrime davanti alla sua banca chiusa, alle quali la macchina della propaganda per il Sì ha fatto fare il giro del mondo si sono rivolte contro la Troika stessa. Tsipars è riuscito ad indicare come la causa di quel dramma proprio l’austerità europea e non la sua politica o l’atteggiamento di Varoufakis nei confronti dei vertici Ue.

Tsipras è riuscito in questa operazione grazie alla comunicazione che ha adottato in piazza e sui giornali: “Oggi la democrazia batte la pauraha detto stamattina al seggio in cui è andato a votare.

La scena chiave di questa strategia è quella di due giorni fa, durante l’evento di chiusura della campagna per il No, quando piazza Syntagma stracolma ha accettato l’invito di Tsipras a “cantare per superare la paura e i ricatti.” Un momento emozionante che rievoca i canti dei soldati al fronte, intonati per esorcizzare la paura del nemico della patria. Nello stesso discorso il leader di Syriza ha usato più volte parole come “paura” e “terrore”: “vi invito a dire un grande e orgoglioso No agli ultimatum, di voltare le spalle a coloro che vi stanno terrorizzando.”

Quella di Tsipras contro la Troika nella campagna elettorale per il referendum è la vittoria dell’intelligenza contro la forza. L’unico modo che un No scritto su un muro ha per battere un Sì in televisione. L’unico modo che da sempre Davide ha per battere Golia.

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